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Venerdi sciopero nazionale nella logistica


Dopo 5 anni di battaglie negli impianti della logistica, contro lo sfruttamento e il caporalato, (vedi le vicende Ikea, Gigante, Esselunga etc) per affermare salari dignitosi e dignità di classe, per la prima volta i facchini organizzati nei sindacati indipendenti SI.Cobas e AdL, hanno deciso di proclamare uno sciopero a livello inter-regionale per venerdi 22 marzo.

Il 31 dicembre 2012 è scaduto il contratto nazionale del settore dell’autotrasporto merci-facchinaggio e sono già in corso gli incontri tra i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL) e le associazioni padronali senza che i diretti interessati (i lavoratori) conoscano e discutano sui contenuti della piattaforma con l’intento di arrivare ad un accordo entro il mese di aprile e senza alcuna intenzione di introdurre elementi migliorativi rispetto a quanto previsto dal contratto in vigore.

Sulla base del fatto che in tutto il settore della logistica, ma ormai anche in altri settori ( pulizie, cantieristica, edilizia, industria, sanità/assistenza) l’impiego massiccio delle cooperative è stata la condizione essenziale per ridurre il costo del lavoro, per annientare i diritti e mortificare i salari di una forza lavoro assoggettata ai regolamenti e agli statuti interni delle stesse, gli obiettivi da conquistare debbano puntare a far diventare anche i lavoratori di questi settori, lavoratori con pieni diritti e non sottoposti a regimi differenziati.

Per i lavoratori della logistica i principali interlocutori, non sono i consorzi o le cooperative sotto i quali formalmente sono impiegati, ma direttamente i committenti. E’ quindi soprattutto nei loro confronti che va indirizzata la nostra azione questi i punti principali che intendiamo sottoporre alle assemblee: cambi di appalto. Il cambio di appalto è un sistema consolidato che serve a mettere in atto vere e proprie operazioni truffaldine nei confronti dei lavoratori, del fisco e dell’Inps. Con il cambio si cerca di azzerare quanto acquisito con il precedente rapporto di lavoro, dai livelli, all’anzianità, al TFR, oppure, con il cambio si cerca di agire direttamente anche sulla retribuzione ordinaria peggiorandola con l’introduzione di voci illegali, quali “trasferta Italia” o “diaria esente”. Su questo punto, si tratta di introdurre nel CCNL dei correttivi in grado di ridimensionare, se non annullare i vantaggi prodotti dal cambio al committente.

Le assemblee territoriali tenutesi il 3 marzo scorso in diverse città italiane e la successiva costituzione di un comitato di sciopero inter-regionale, hanno così deciso di aprire la battaglia a livello nazionale per contrastare le proposte padronali di rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria e lottare per nuovi e significativi diritti sul piano economico e politico.

La giornata del 22 marzo persegue il chiaro intento di sviluppare un momento di conflitto reale, finalizzato a colpire concretamente il padronato nel suo interesse economico e di dare prova tangibile delle potenzialità di un movimento di lotta che ha le sue radici nelle condizioni reali di sfruttamento della classe operaia, in particolare immigrata.

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