Ancora un attacco frontale al lavoro in una realtà metropolitana come Napoli ed ancora pagano le fasce più deboli, quella classe operaia protagonista del variegato mondo precario e senza tutele, legata ad appalti e cambi di datore di lavoro, centinaia di migliaia di ore di cassa integrazione, sottopagata ma funzionale e fondamentale per far andare avanti la macchine del trasporto pubblico locale e del diritto alla mobilità su cui tanti si spendono.
Duecentosettanta lavoratori dell’indotto ANM, la municipalizzata TPL napoletana, sono a rischio licenziamento per la insolvenza del Comune di Napoli nei confronti ANM, la quale non riesce ad assolvere i suoi impegni verso l’impresa.
Un mondo, quello degli appalti, già di suo ricco di distorsioni e sprechi di danaro pubblico, che ha creato sacche di lavoro precario e ricattabile, ora viene pesantemente attaccato dai tagli, voluti negli ultimi anni dai governi centrali che si sono succeduti e tutti assoggettati alle logiche europee di austerity.
Alcuni consiglieri comunali hanno iniziato uno sciopero della fame affinché si sblocchino i fondi previsti dal decreto 174, il cosiddetto “salva Napoli”, ma se anche arrivassero quei fondi, i tagli previsti per rendere “virtuosa” la macchina comunale sono enormi e ricadranno tutti sulla spesa sociale,ritenuta ormai un semplice orpello.
Non basta aspettare le risorse che per essere messe al servizio del bene comune, pregiudizialmente, impongono degli ulteriori tagli, perdite di posti di lavoro, abbassamenti di tutele e salari.
Chi pratica sindacato sul campo come USB sa bene che questa rotta deve essere invertita, giornate intere a rincorrere posti di lavoro che vanno via, salari arretrati, molto spesso da più mesi e lavoratori incazzati e disperati.
Serve uno scatto di dignità che ridia un senso a quello che facciamo, anche da parte della classe politica che deve spezzare questo assoggettamento alle politiche europee partendo dal basso, dalle stesse amministrazioni comunali.
Il trasporto pubblico, come tanti altri settori, ed il suo indotto devono essere di proprietà pubblica per garantire efficienza e mobilità.
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