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Napoli. Tutti i colori della lotta di classe

 ”Voi miseria e nobilta’, noi casa reddito e felicita”. Questo era lo striscione di apertura del garnde corteo di oggi a Napoli.

Finalmente si è palesata una interessante rappresentazione di quella composizione di classe che, dentro le aree metropolitane, può innestare percorsi di lotta e di organizzazione attorno all’obiettivo della garanzia del reddito contro i diversificati effetti antisociali della crisi capitalistica.

Le prossime settimane saranno il periodo temporale in cui i movimenti di lotta, gli attivisti politici e sindacali saranno impegnati a dare continuità organizzativa a questo abozzo di processo di ricomposizione che oggi si è materializzato per le strade di Napoli.

Dalle cinque si questa mattina migliaia di immigrati sono arrivati a Napoli da tutta la Campania. Ad attenderli hanno trovato migliaia di disoccupati e precari “italiani”. Si sono messi in marcia insieme in un corteo diretto verso la Regione per affermare l’esigenza del lavoro e del reddito dentro una crisi che sta facendo macelleria sociale per tutti. Un colpo d’occhio e una sintesi di obiettivi che esplicita la ricomposizione di un fronte di classe con interessi e nemici comuni.
Per la prima volta migliaia di migranti e rifugiati si stanno mobilitando per lottare contro la crisi che li strangola come tanti altri lavoratori e precari di questo paese.
Insieme in piazza con i disoccupati e i precari napoletani, dai precari Bros ai lavoratori in mobilità delle aziende partecipate, realtà lavorative in crisi come gli operai Irisbus, gli operatori sociali o i lavoratori del trasporto pubblico, movimenti, comitati, collettivi di studenti e centri sociali.
Un lungo corteo regionale unitario per il salario garantito e contro licenziamenti e precarietà. In controtendenza con ogni retorica razzista dell’apartheid e dello scontro tra poveri con cui partiti politici e spesso le istituzioni stesse ci hanno avvelenato culturalmente in questi anni.
Il corteo si pone due grandi obiettivi: nazionalmente promuovere un percorso che ponga al parlamento la questione del salario garantito,   localmente interroga la regione Campania per interventi immediati. In piazza infatti le vertenze sociali presenti cercheranno di sostenersi l’una con l’altra: i migranti ad esempio sperano in percorsi di formazione retribuiti a partire dai fondi europei per la coesione sociale. 

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