E’ cominciata nel primo pomeriggio di oggi a Roma, in uno spazio che celebra i dieci anni di occupazione in Via del Porto Fluviale, la due giorni nazionale dei movimenti per il diritto all’abitare.
Una due giorni chiamata a discutere di necessità e di strategie, forte di una sempre più consistente ondata di occupazione che ha avuto Roma come epicentro – più di 20 quelle realizzate da dicembre in poi – ma che si sta rapidamente allargando a tutto il paese da nord a sud. Segno che disoccupazione, sottoccupazione, precarietà e crisi economica hanno fatto impennare vertiginosamente l’emergenza casa. Ma segno anche della capacità da parte dei movimenti e dei coordinamenti di lotta di saper andare oltre le proteste di nicchia candidandosi a dare una risposta di massa alternativa a politiche pubbliche sempre più subalterne agli interessi delle banche e del capitale finanziario e speculativo. Come scrive il documento di convocazione dell’iniziativa “nella forma dell’occupazione di stabili pubblici e privati, le lotte per l’abitare pongono il conflitto non solo sul terreno della rivendicazione, ma su quello della riappropriazione diretta, dimostrando la possibilità materiale di liberare la propria vita dalle morse delle politiche di austerità, di riconquistare parte del reddito di cui veniamo quotidianamente derubati”.
Dopo il ‘balzo in avanti’ rappresentato dallo Tsunami Tour e dalle occupazioni in almeno una decina di città, i movimenti hanno quindi chiamato tutte le realtà a confrontarsi su un obiettivo non più rimandabile: collegare le diverse esperienze e le diverse modalità di lotta per poterle rafforzare e per poterne lanciare altre.
E’ questo il leit motiv dei tanti interventi che nel pomeriggio di oggi si sono susseguiti durante l’assemblea plenaria in corso nello spazio occupato al quartiere Ostiense, a due passi dal Tevere.
L’assemblea si è aperta con un saluto caloroso alla recentemente scomparsa Franca Rame, e poi a fare gli onori di casa, a lanciare alcuni input per una discussione che durerà anche domani, i rappresentanti delle realtà romane.
Poi vari interventi a ribadire il ruolo dei movimenti e dei coordinamenti a tutela del diritto all’abitare e a sostegno di chi non potendosi permettere un affitto decide di occupare uno stabile, vuoto e abbandonato, e di chi invece intende resistere agli sgomberi e agli sfratti. Non poteva mancare una denuncia della voracità del capitalismo che in tempi di crisi divora sempre maggior territorio, puntando al cemento e alle grandi opere, per realizzare profitti a scapito degli interessi e delle esigenze delle classi popolari. Una contraddizione insanabile quella per cui se da una parte si moltiplicano i nuovi edifici e le grandi opere, dall’altra sempre più persone rimangono escluse dal diritto a vivere sotto un tetto o a godere di infrastrutture fondamentali come i trasporti. Gli interventi ribadiscono una richiesta che ogni realtà ha rivolto, con le lotte e le mobilitazioni, alle rispettive controparti locali e nazionali: quella di una moratoria generalizzata degli sfratti e degli sgomberi e del varo di un piano di emergenza da realizzare il più rapidamente possibile. Solo un primo ma importante passo per segnare una inversione di tendenza, spiegano i rappresentanti dei movimenti, rispetto alle politiche dei governi degli ultimi 20 anni che hanno di fatto favorito soltanto gli interessi dei palazzinari e delle lobby finanziarie cancellando ogni traccia di edilizia residenziale pubblica, svendendo il patrimonio pubblico e quello degli enti e dando il via a un saccheggio del suolo mai così generalizzato.
Molti gli interventi da Roma – oltre ai Blocchi Precari Metropolitani il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, i ragazzi dello studentato occupato Degage, gli inquilini resistenti dell’Asia Usb, quelli del Comitato Obiettivo Casa e altri ancora. E poi tante realtà da Firenze a Milano, da Torino a Bologna, da Napoli a Cosenza. Particolarmente lucido e apprezzato un intervento a nome dei rifugiati che rivendicano un ruolo attivo nelle lotte per la riappropriazione dei diritti e del reddito.
Da molti interventi emerge anche un primo obiettivo comune per quanto riguarda la mobilitazione: la proposta di un percorso condiviso e capillare di iniziative territoriali che sfoci nel prossimo autunno – ad Ottobre – in una grande mobilitazione nazionale contro l’austerità e per il reddito in tutte le sue forme, dirette e indirette. E domani il confronto e il dibattito continuano.
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