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L’ILO bastona (giustamente) l’Italia sul lavoro


“I lavoratori giovani non devono prendere il posto di quelli più anziani nel mercato del lavoro ed il governo dovrebbe individuare altri mezzi a sostegno dell’occupazione giovanile” è quanto afferma l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) in una scheda sull’Italia resa nota in occasione della presentazione del “Rapporto sul lavoro nel mondo 2013”. La bislacca idea del governo Letta sul lavoro ai giovani viene quindi liquidata per quella che è: una stupidaggine.
L’Italia figura tra l’altro nella categoria di Paesi dove la disoccupazione continua ad aumentare (era al 6,1% nel 2007) e dove sono cresciute le disparità di reddito a causa della recessione, segnando anzi “uno degli aumenti più brutali” dell’Unione europea. Non solo. L’Italia deve “monitorare le forme atipiche di occupazione” prosegue il rapporto dell’Ilo precisando che “sarebbero necessari maggiori sforzi per incentivare la trasformazione dei contratti a tempo determinato in posti di lavoro fisso”.
Tra le cause l’Organizzazione Internazionale del Lavoro rileva esplicitamente come “La percentuale dei contratti a tempo determinato sull’insieme dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della riforma Fornero”, osservando come negli ultimi anni l’Italia ha registrato un’ampia diffusione dell’occupazione precaria (contratti involontari a tempo determinato o part-time): a partire dal 2007, il numero dei lavoratori precari è cresciuto di 5,7 punti percentuali ed ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012. In realtà il trend indicato dall’Ilo ha subito una accelerazione dal 2003 con la Legge 30 (enfaticamente chiamata Legge Biagi) che ha reso innumerevoli le possibilità di ricorso al lavoro precario e sottopagato da parte delle aziende private e pubbliche.
In Italia, al contrario, servono circa 1,7 milioni nuovi posti di lavori per ritrovare i livelli di occupazione registrati prima della crisi. A partire dal secondo trimestre del 2008, l’Italia ha perso circa 600.000 posti di lavoro. “Poiché nello stesso periodo, la popolazione in età lavorativa è aumentata di circa 1,1 milioni, servono all’Italia circa 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro per riportare il tasso di occupazione ai livelli pre-crisi”, afferma l’Ilo
. Una sonora lezione da un’organizzazione delle Nazioni Unite alle misure liberiste del governo Monti e alle idiozie del governo Letta.

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