Menu

Come rovesciare il tavolo?

Nel pomeriggio di oggi si è concluso a Montesilvano il primo congresso confederale dell’Unione Sindacale di Base. Dopo due giorni di discussione con più di 400 delegati e con decine di interventi di tantissime realtà di lotta (dall’Ilva alla grande distribuzione, dal San Raffaele al pubblico impiego, dai trasporti alle realtà territoriali dell’Asia), il congresso ha approvato il documento conclusivo, nel quale si ambisce a concretizzare quel progetto di un’organizzazione sindacale di classe, conflittuale e indipendente che era lo slogan del Congresso. Sono state indicate cinque campagne nazionali di intervento, per tradurre nella pratica sindacale la confederalità come elemento di una strategia sociale in risposta alla crisi.

In primo luogo la campagna per la libertà e democrazia nei luoghi di lavoro. Una campagna di informazione e di mobilitazione contro l’accordo del 31 maggio, al quale verranno contrapposti tutti gli strumenti possibili, inclusa una legge di iniziativa popolare, per garantire a tutti le lavoratrici e i lavoratori (e non solo ai “sindacati”) la libertà di associazione e la possibilità di esercitarla nei fatti e nei luoghi di lavoro. Una prima forte iniziativa pubblica e di massa verrà realizzata entro la prima decade di luglio.

In secondo luogo la campagna per la riduzione dell’orario, per un orario di lavoro certo e sicuro con la sua riduzione a parità di salario e contrattualmente garantito

La piena occupazione. Per riaffermare il diritto al lavoro senza aggettivi e ricatti della precarietà, Una battaglia sociale di ampio respiro che rimetta il lavoro al centro dell’attenzione e del’interesse sociale.

Il diritto alla casa, alla sanità, al reddito, alla conoscenza: per tutti e tutte. Questioni sulle quali il sindacato intende “generalizzarsi” al territorio superando la dimensione di organizzazione esclusivamente attiva nei luoghi di lavoro.

Una battaglia sul sistema previdenziale che impedisca l’erosione delle pensioni erogate e liberi dai lavori forzati imposti con il prolungamento dell’età pensionabile a pensione ridotta. Riduzione dell’età pensionabile e rivalutazione delle pensioni erogate sono una condizione imprescindibile per liberare posti di lavoro.

A sostegno di questo progetto, l’USB lavorerà alla costruzione di un vero sciopero generale in autunno. L’assemblea congressuale ha provveduto poi ad eleggere gli organismi statutari: i 119 componenti del Consiglio Nazionale; i 56 del Coordinamento Nazionale confederale; i 5 membri della Commissione di garanzia; i 18 dell’Esecutivo Nazionale, rivendicando un modello di organizzare che intende mantenere la sua caratteristica di orizzontalità.

“Questo congresso è stata una ginnastica democratica importante”, ha affermato nel suo intervento conclusivo Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale USB. “Ci ha permesso di valutare la pratica vera della nostra organizzazione in tre anni, in cui abbiamo dimostrato che è possibile costruire il sindacato antagonista e di classe per scrollare di dosso dai lavoratori di questo Paese il sindacato connivente, sostenitore delle esigenza del capitale”.

Le conclusioni di Leonardi sono partite dalla dimensione internazionale ed europea del conflitto di classe in corso, una dimensione che rafforza la decisione della USB di aver aderito alla Federazione Sindacale Mondiale. “La FSM ci chiede di assumerci maggiori responsabilità in Europa e nel mondo e qui – nella “cittadella imperialista” siamo consapevoli di agire in una condizione diversa da altre realtà più avanzate come l’America Latina. In Europa stiamo cercando di allargare il fronte, coinvolgendo nella discussione – come è stato fatto in questo congresso – a sindacati che non sono nella FSM come i francesi di Solidaire o il sindacato dei trasporti britannico”.

Particolare attenzione è stata dedicata alla lotta contro l’accordo Cgil Cisl Uil e Confindustria del 31 maggio sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro. “La battaglia sulla rappresentanza non è solo di chi vive i luoghi di lavoro: è una battaglia di tutti. Bisogna porre il problema del diritto dei lavoratori e lavoratrici a contare nel Paese. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità di sostenere le lotte, dentro i luoghi di lavoro e nei territori, e non possiamo deludere tutti coloro che, sempre più numerosi, si rivolgono a noi perché noi svolgiamo una funzione”, ha affermato Leonardi. “Con questo accordo dimostrano che hanno paura del fatto che noi il conflitto lo organizziamo”. C’è posto anche per un passaggio autocritico quando ha segnalato ai delegati l’errore di aver sottovalutato la campgna di due anni per una legge di iniziativa popolare sulla rappresentanza nei posti di lavoro. In realtà quella preoccupazione erà già presente ma molte strutture non hanno compreso il pericolo che stava arrivando e che si è concretizzato con l’accordo del 31 maggio.

La mattina di sabato, su questo, si era espresso tra gli invitati dalla tribuna del Congresso Giorgio Cremaschi della Rete 28Aprile della Cgil. E aveva parlato esplicitamente di “un accordo dell’infamia. E’ l’accordo Fiat esteso a tutto il mondo del lavoro”. “In questo accordo non c’è niente di positivo” – aveva detto dal palco anche il giurista Carlo Guglielmi (presidente del Forum Diritti Lavoro) – “ci stanno vendendo il fumo: è falso che questo accordo l’ha imposto Confindustria perché c’era la piattaforma unitaria sulla rappresentanza; è falso che si supera la riserva del “terzo” (perché già superata, ndr). E’ vero invece che si riproduce lo stesso meccanismo dell’esclusione già sperimentato sul campo dell’accordo confezionato da Sergio Marchionne in Fiat”.  E a proposito della collaborazione in corso con la Rete 28 aprile, un aspetto sia apprezzato che criticato in diversi interventi dei delegati – Leonardi ha affermato che “abbiamo una relazione particolare con la Rete 28 aprile e rispettiamo il percorso di tutti. Facciamo un invito ai compagni delle altre organizzazioni sindacali a non disperdere il loro patrimonio e ad approdare al sindacalismo conflittuale”.

Il congresso precedente, quello che aveva sancito la nascita della USB dal processo di unificazione di Rdb, SdL, pezzi della Cub e altri, ambiva al “sindacato utile”. Secondo i delegati questo programma sembra essere stato rispettato.
In questo congresso si è discusso molto della confederalità,  e non solo nel senso tradizionale dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro ma anche nella dimensione sociale. Lo testimoniano i numerosi interventi delle varie realtà territoriali dell’Asia (Associazione Inquilini e Abitanti), la struttura della Usb per i problemi della casa e del territorio, interventi che hanno visto protagonisti una nuova generazione di giovani attivisti. Picchetti antisfratto, organizzazione degli inquilini, occupazione delle case sfitte, sono diventate ormai elementi di contrattazione sociale con le autorità e i padroni della rendita e della speculazione che vede protagonista anche un sindacato come l’USB.
“Non tutto ormai avviene solo nei luoghi di lavoro” ha detto Leonardi che ha sottolineato questo aspetto, “Non siamo un sindacato di classe se non organizziamo la classe ovunque essa sia collocata, nasce da questo la sperimentazione del sindacato metropolitano, della confederalità sociale, dei delegati territoriali che hanno il compito di ricomporre la classe in tutto i suoi momenti, a partire dal diritto alla casa.  Serve sperimentazione e duttilità per dare vita ad una vera confederalità sociale, e già stiamo verificando come su questo ci sia nel territorio la disponibilità di tanti giovani”. La rete dei movimenti per il diritto all’abitare ha già indicato nel 21 ottobre la data per una grande manifestazione nazionale che metta al centro la questione della case del reddito al centro dell’agenda politica e conflittuale del prossimo autunno.

“Dobbiamo essere un sindacato diverso da tutti gli altri” ha sostenuto Leonardi. I risultati elettorali sono stati il segnale di un malessere sociale forte e crescente. Siamo un sindacato indipendente e non abbiamo alcun problema a misurarci ad esempio con il M5S sulle questioni del reddito sociale e della rappresentanza democratica nei luoghi di lavoro”.  Con il governissimo di Letta e Napolitano e con il patto sociale tra confederali e Confindustria si è aperto uno spazio, se non lo riempiamo noi e il movimento di classe dei lavoratori lo riempie qualcun altro”.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • cassandra

    Lo sciopero generale non deve essere un’ipotesi, ma l’àncora estrema della salvezza.
    Sciopero generale a oltranza dunque e assedio permanente a rotazione del parlamento come extrema ratio prima che l’opera di distruzione dei popoli europei sia compiuta.
    Il tempo a disposizione sta per scadere. Dopo non ci resterà che piangere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *