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Anticipazioni d’autunno


Il Forum Diritti Lavoro e i sindacati conflittuali (USB, Cobas, Rete 28 aprile) ieri hanno tenuto una assemblea pubblica in piazza SS Apostoli a Roma all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale sulla illegittimità dell’Articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, così come modificato dal Referendum del 1995. Una sentenza che rimette in discussione l’accordo sulla rappresentanza del 31 maggio scorso e rende improcrastinabile la riassunzione da parte del Parlamento delle proprie prerogative legislative anche sulle materie che riguardano la democrazia nei luoghi di lavoro.
Sul palco si sono alternati Franco Russo e Carlo Guglielmi, giuristi del Forum, e poi Leonardi (USB), Cremaschi (Rete 28 aprile), Bernocchi( Cobas). Secondo l’USB la sentenza, pur importante perché dichiara illegittima la previsione che assegna ai soli firmatari di contratti la possibilità di costituire proprie Rappresentanze Sindacali Aziendali, non definisce i criteri per l individuazione delle organizzazioni da ammettere ai tavoli negoziali, continuando così ad attribuire al padronato la facoltà di scegliersi i propri interlocutori.
E’ stato proprio grazie all’approvazione del referendum parziale sul l’articolo 19 del 1995 voluto e sostenuto dalla sinistra sindacale dell’epoca, di cui la FIOM rappresentava la spina dorsale, tutto il sindacalismo di base e’ stato espulso dai tavoli negoziali e ha subito un ostracismo totale per anni nel più totale silenzio anche di chi oggi, avendo subito un trattamento analogo da parte della Fiat, parla di ritorno della Costituzione nei luoghi di lavoro. L’assenza della Carta Costituzionale nei precedenti 18 anni non ha mai prodotto il minimo fremito da parte di chi, come la FIOM, oggi la invoca mentre si girava dall’altra parte quando a subirne l’assenza erano le organizzazioni sindacali conflittuali e di base.
Diventa dunque auspicabile che le motivazioni estese dalla sentenza della Corte Costituzionale prevedano anche la necessità di una legge che finalmente regoli la rappresentanza e la rappresentatività nei luoghi di lavoro. Da qui la necessità di continuare la battaglia contro l’accordo di privatizzazione della rappresentanza raggiunto il 31 maggio tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria e per ottenere una legge democratica e pluralista che restituisca alle lavoratrici e ai lavoratori i diritti democratici nei luoghi di lavoro.

Il giorno precedente Usb, Cobas, Rete 28 aprile e altri sindacati conflittuali (Cub, Usi) si erano ritrovati in una riunione pubblica per confrontarsi su iniziative e percorsi comuni nel prossimo autunno. Un segno positivo dopo un lungo periodo di difficoltà nelle relazioni e nella collaborazione. Il clima del dibattito è stato cauto, anche perchè la fase del conflitto sociale appare ancora indeterminata nei tempi, nelle forme e nei settori sociali oggi consapevoli che il gioco si sta facendo decisamente duro, mentre appare sbarrato ogni “ritorno alla situazione precedente”.

Cremaschi Bernocchi e Tomaselli concordano nel fatto che occorra dare un segnale politico di mobilitazione ad ottobre “cercando” di trovare una sintesi che vuol dire inventare qualcosa di maggiormente efficace nella mobilitazione e nella convocazione. Non sono emersi probemi particolari sulla piattaforma e sull’individuazione degli avversari ( il Governo dell’austerity) ma ancora non si è individuata una sintesi comune sulle forme che deve assumere la mobilitazione. Alla riunione sono intervenuti anche alcuni centri sociali e i movimenti per il diritto all’abitare. Questi ultimi hanno ricordato che stanno lavorando da tempo per fare del 19 ottobre, una giornata contro l’austerity per il diritto all’abitare e al reddito, un percorso indipendente già avviato da mesi e che sembra crescere soprattutto nei territori metropolitani. Una sintesi comune tra le realtà del mondo del lavoro e il percorso di abitare nella crisi quindi non c’è ancora, anche se si lavora per determinarla. Tra le proposte c’è in ballo quella di uno sciopero generale dei sindacati di base per il 18 ottobre, l’occupazione di una piazza alla fine della manifestazione e un ulteriore manifestazione di “abitare nella crisi” il 19 ottobre. Ma, ragionevolmente, ci si è presi il tempo necessario per discuterne più a fondo ed evitare soluzioni meramente organizzative. Ripetersi che in Italia il conflitto sociale langue mentre negli altri paesi cresce non basta più. Servirà comunque uno scatto.

nocasta

Foto di Patrizia Cortellessa

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