I padroni piangono miseria e chiedno “riforme strutturali”. Ma intanto scappano là dove il salario medio è ancora più basso che qui (non è mai abbastanza basso, par di capire…). E lo fanno con un senso della “responsabilità sociale”, con un “rispetto della legalità”, con uno “sforzo per risollevare il paese” che potete facilmente giudicare dalla storia che segue.
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La proprietà sta trasferendo i macchinari per produrre in Polonia. Scoperta dai dipendenti che ora vigilano sulla fabbrica.
Solo un giorno di “ritardo” e della Firem di Formigine non sarebbe rimasto più nulla. È iniziato all’indomani dell’annuale chiusura estiva (circa una settimana fa), infatti, lo smantellamento dei macchinari dall’azienda formiginese che produce resistenze elettriche. Una serie di camion, carichi dei macchinari, diretti in Polonia, là dove il costo del lavoro è più basso e dove la società ha pensato di aprire, chiudendo la sede modenese. Ma senza avvisare nessuno, manovrando i camion durante la chiusura, quando i lavoratori erano in ferie e senza parlarne con i sindacati. Erano circa le 22 di mercoledì quando i lavoratori hanno saputo di quanto stava accadendo e così hanno organizzato sul momento un presidio, bloccando l’ultimo carico diretto in Polonia e constatando che ormai il 90% dei macchinari era già partito alla volta del paese dell’Est. Una vera e propria doccia fredda, arrivata nonostante l’azienda, l’ultimo giorno di lavoro, avesse dato appuntamento al 26 agosto (giorno di riapertura) e nonostante si uscisse da un periodo di straordinari. L’azienda, infatti, nel 2013 non ha fatto ricorso alla cassa integrazione e le commesse non mancano. Immediatamente, dunque, Cesare Pizzolla, segretario provinciale della Fiom/Cgil di Modena è entrato per cercare di parlare con un rappresentante dell’azienda e con stupore si è sentito dire che «non avrebbero lasciato a casa nessuno formalmente – racconta Pizzolla – e che chi voleva poteva andare a lavorare in Polonia. Ci hanno anche detto che l’indomani avrebbero fatto partire le lettere destinate ai 40 lavoratori in cui si comunicava la chiusura a Formigine e la riapertura in Polonia e che il 26 agosto si sarebbero potuti presentare nella nuova “sede”. Le lettere sono state fermate, ma il problema rimane». Ma oltre questo, oggi, giorno di pagamenti, il bonifico con lo stipendio di luglio non arriverà. La situazione è complessa, perché sono presenti anche coniugi, entrambi occupati alla Firem, che rimarrebbero, nella “migliore” delle ipotesi privi di stipendio, nella peggiore a rischio perdita del posto di lavoro; molti inoltre vengono dal Sud Italia, privi pertanto di qualsiasi copertura familiare. I sindacati hanno già avuto contatti con il comune e la prossima settimana dovrebbe già esserci un primo incontro con la dirigenza aziendale. Nel frattempo i lavoratori (quelli presenti in città, visto che molti erano in ferie), una quindicina circa, continueranno a presidiare lo stabilimento (il camion bloccato è vincolato almeno fino al pagamento degli stipendi di luglio) «fino a quando – conclude Pizzolla – non si trova una soluzione».
Un tavolo di confronto con la proprietà, attraverso la mediazione di Comune di Formigine e Provincia, sarà avviato tra martedì e mercoledì.
«Pur in un periodo di forti difficoltà economiche – si legge in una nota del Comune – comportamenti come quelli tenuti dai titolari dell’azienda Firem sono censurabili sia nei modi sia nei tempi. Siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie, disponibili insieme alle altre istituzioni e alle organizzazioni sindacali, ad avviare un confronto serio e costruttivo».
da La Gazzetta di Modena
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