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Pensionati alla canna del gas. Se n’è accorta pure la Cgil

Tra le tante ipocrisie assolute dei sindacati “complici” c’è quella di “scoprire” – dopo quanche anno – che l’effetto degli accordi che loro stessi hanno firmato, oppure dell’azione di governi che loro non hanno minimamente disturbato (da quando ci sono quelli della Troika, tra l’altro, men che meno) riduce sul lastrico i lavoratori o pensionati che dovrebbero rappresentare e da cui traggono una “trattenuta mensile” per l’iscrizione. E che forse potrebbe a questo punto essere meglio usata in altri modi (per consumi o per sostenere sindacati migliori, conflittuali).

Un rapporto della Cgil pubblicato ieri spiega infatti quello che ognuno di noi vede quando va al mercato o nei contri commerciali: pensionati che fanno spesa con i centesimi contati e che si disperano quando hanno sbagliato “il preventivo” e devono lasciare alla cassa qualcosa di cui hanno bisogno assoluto. I dati del rapporto Cgil sono comunque utili per quantificare un fenomeno altrimenti interpretato solo in via “soggettiva”, quindi mutevole e sempre impreciso.

Quasi un pensionato su due fatica ad arrivare alla fine del mese: un problema per il 46,2% che si ritrova così costretto a rimandare pagamenti, ad intaccare i risparmi, a chiedere prestiti e aiuti ad altri. E’ quanto emerge da una analisi realizzata dallo Spi-Cgil in collaborazione con Ipsos su consumi e potere d’acquisto dei pensionati. Al contrario il 24,3% ce la fa “senza troppi problemi”, ma spendendo quasi tutta la pensione, mentre il 29,5% ci arriva “senza alcun problema” e riesce anche a risparmiare qualcosa.Dipende ovviamente dall’entità dell’assegno, dal vivere in casa propria o in affitto, dal convivere con familiari che portano altri redditi oppure no, dal dover magari sostenere economicamente figli o niposti precari o disoccupati, ecc.

In particolare, del 46,2% che stenta, il 29,9% arriva alla fine del mese “con qualche problema” stando molto attento e qualche volta rimandando dei pagamenti; il 12% ci arriva “con molti problemi”, usando i risparmi accumulati o chiedendo dei prestiti; il 4,3% non riesce proprio ad arrivare alla fine del mese senza aiuti di parenti o amici. Di conseguenza tagli e rinunce sono all’ordine del giorno. Il 19,8% dei pensionati nell’ultimo anno, sempre secondo i risultati dell’indagine, ha dovuto ridurre “molto” anche svariati consumi necessari; il 28,4% ha ridotto “abbastanza” i propri consumi e anche qualcuno importante; il 31,4% ha tolto solo il superfluo. Sopravvive dignitosamente solo il 20,4% dei pensionati, che “non ha ridotto in misura significativa” le proprie spese. Per quanto in evidente difficoltà, i pensionati continuano comunque a svolgere un ruolo strategico nella famiglia, in particolare verso figli e nipoti che hanno perso il posto di lavoro o che non riescono a trovarlo: il 42,6% infatti sostiene economicamente, magari anche solo ogni tanto, i propri familiari (di questi, il 21,4% è rivolto proprio a figli e nipoti).

Da ottimi a pessimi consumatori nel giro di pochi anni. I pensionati fanno i conti con la crisi e spendono sempre di meno: il 37% è arrivato a ridurre i consumi dei prodotti alimentari e per la casa, negli ultimi due anni, tra chi ha tagliato molto (8%) e chi poco (29%) su questi acquisti. E’ quanto rileva lo Spi-Cgil sulla base dei risultati di una indagine realizzata con l’Ipsos. Una contrazione ben più evidente rispetto al resto della popolazione che ha detto di aver tagliato su questo capitolo di spesa, il 29%. Quello a cui i pensionati hanno rinunciato maggiormente è lo svago. Il 60% ha infatti ridotto viaggi e vacanze, il 59% ristoranti, pizzerie e bar, il 48% cinema, teatro e concerti. Ma in tempi di crisi anche l’acquisto di un vestito nuovo può aspettare e così il 53% dei pensionati ha deciso di ridurre le spese in vestiario, abbigliamento e accessori. Significativo il caso delle spese per giochi e lotterie: anche in questo caso infatti c’è un calo (per il 24%) ma il 76% dei pensionati ha deciso di non rinunciarvi, sperando magari di risollevare in questo modo le proprie sorti.

Mastrapasqua, pensioni sicure, Stato onorerà debito
– “Il vecchio Inps ha una sostenibilità finanziaria ormai certificata dall’Italia e dall’estero; l’ex Inpdap”, l’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici incorporato nel 2012 “ha un disavanzo, lo Stato con varie leggi ha detto che farà sempre fronte al pagamento delle pensioni. Nessun tipo di preoccupazione, quindi. E’ un debito dello Stato verso i pensionati che sarà onorato in base alle leggi votate dal Parlamento”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, intervistato da ‘Tg2 Insieme’, parlando dei conti dell’Inps. Nel 2012 si è registrato un disavanzo complessivo di 9,8 miliardi. Il sistema previdenziale italiano “è sostenibile dal punto di vista finanziario, deve essere maggiormente sostenibile dal punto di vista sociale”, è tornato a sottolineare il Mastrapasqua, evidenziando anche che nella crisi il sistema “ha tenuto”. Oggi, ha detto ancora, “non è più rinviabile il fatto che i tre sistemi, lavoro, ammortizzatori sociali e previdenza, camminino insieme in una sinergia in cui ognuno deve fare il proprio ruolo. Nel passato, molto spesso, soprattutto la parte previdenziale ha sopperito a mancanze del mercato del lavoro”.

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