La sfida è grande ma non bisogna pensare di non affrontarla, le privatizzazioni nel TPL aggrediscono pesantemente la categoria e i cittadini: tagli al servizio ed ai livelli occupazionali, revoca del salario di secondo livello, pesanti penalizzazioni contrattuali e al diritto dell’esercizio di sciopero, ingresso di aziende interessate esclusivamente a depredare il denaro pubblico.
Questa la pratica di governo, associazioni datoriali e aziende in un settore che rappresenta la parte vitale della mobilità territoriale nel paese. Da sei anni il CCNL del TPL è bloccato mentre gestioni clientelari e criminali, che hanno visto la pesante intromissione della politica, hanno spolpato le aziende pubbliche di trasporti.
Fallimentari le privatizzazioni: basti pensare a quelle già attuate – come Alitalia, Telecom, ILVA, solo per citare qualche esempio. La risposta ai problemi del TPL non può dunque essere quella delle dismissioni, dell’affidamento ai privati, la riduzione del numero di aziende, il taglio al servizio e la diminuzione delle risorse da parte dello Stato.
La posizione della Usb è chiara da tempo e non emerge solo adesso che i nodi stanno arrivando al pettine.
Determinante è una nuova logica di modello e sviluppo delle città che sappia mettere al centro il trasporto pubblico di massa con progetti partecipati e condivisi dai cittadini, corridoi della mobilità, metropolitane leggere e un maggior utilizzo del trasporto su ferro. Già questo vedrebbe rilanciare il trasporto pubblico e ridurre il traffico nelle grandi città, sviluppare occupazione, rilanciare l’economia, ridurre l’inquinamento e consumare meno petrolio.
Una diversa cultura, quindi, di diritto alla mobilità del paese che coinvolga i bisogni e i diritti dei lavoratori con quelli dei cittadini utenti che garantisca:
• il mantenimento ed il rilancio del carattere pubblico delle società a gestione regionale e, se gli enti regionali non sono all’altezza, che sia direttamente lo stato a gestire l’intero settore;
• la reinternalizzazione dei servizi già affidati con garanzia dei livelli occupazionali;
• la compatibilità sociale e ambientale come servizio essenziale al Paese;
• la sicurezza dei mezzi per chi viaggia e chi lavora;
• l’efficienza e l’intermodalità per offrire nuove opportunità agli utenti;
• risorse economiche certe e trasparenti;• buona e sana occupazione per i lavoratori
Il rilancio dei trasporti è il rilancio del paese: la mobilità è un bene comune. Venerdi 24 gennaio, sciopero nazionale di ore 24 ore
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