Ad un anno dalla protesta sul tetto, il 15 luglio è anche il centesimo giorno di tenda in p.zza VI dicembre dei lavoratori ex multiservizi. Una festa che vedrà la proiezione del video dell’occupazione del tetto con palco aperto per spettacoli e performance. Dal 7 aprile quando le vicende legate alla loro ricollocazione si erano arenate nell’incapacità di percorrere una strada favorevole ai lavoratori e ai servizi, oggi la situazione parrebbe offrire una occasione importante, occasione ora sostenuta dall’intero consiglio comunale ma che evidentemente trova ancora ostacoli nel disegno di alcuni. La tenda quindi come spinta per non far sprofondare nel dimenticatoio la vicenda, ma anche per rinserrare le fila dei lavoratori che hanno terminato l’ultimo ammortizzatore sociale, l’ASPI. E grande e dignitosa e orgogliosa è stata la risposta delle centinaia di persone che sostano nella tenda, che si danno il cambio, che persistono nel denunciare una insopportabile situazione di chi ha subito un pesante torto, che tessono azioni di coinvolgimento della cittadinanza tutta. Un orgoglio che si tramuta in continue iniziative volte alla sensibilizzazione della popolazione e della stessa classe politica. Negli ultimi giorni tutti i capigruppo consiliari e molti consiglieri hanno avuto ospitalità sotto la tenda, con i quali è nato un confronto vis a vis e un chiarimento rispetto alle tante frizioni avvenute durante i consigli comunali. Tanti di questi consiglieri hanno ribadito la loro solidarietà e spesso la condivisione dei motivi della lotta, lasciando favorevolmente c olpiti i lavoratori. Hanno rilevato che la strada intrapresa nello spacchettamento dei servizi non ha giovato né ai servizi stessi, né alle casse comunali e ha generato nuova e pesante precarietà. Bisogna trovare una strada nuova, forse la newco può essere una risposta possibile, si attenda il pronunciamento regionale! Successivamente i consiglieri vorrebbero essere ricoinvolti per la verifica del percorso… Dal 101° giorno i lavoratori si troveranno impegnati anche su un altro fronte, nel presidiare il tribunale di Frosinone dove avranno inizio le cause contro le cooperative e contro le prassi che il Comune determinò nella scelta di non continuare con la Frosinone Multiservizi. Un versante importante e delicato che le amministrazioni stanno purtroppo tralasciando nonostante le parti sociali e i lavoratori abbiano da tempo proposto di andare verso una conciliazione che vede il lavoro e la newco come elementi di scambio. La settimana che finisce ha visto ancora la Multiservizi soccombere su decine di cause di lavoro, facendo lievitare il debito da cause giuslavoristiche passate in giudicato di altri centinaia di migliaia di euro. Ad oggi il debito complessivo della società potrebbe essere aumentato sino a €.9 milioni, quando a febbraio era di €.8,2. Gli enti vivono più con fastidio che con preoccupazione questo enorme debito. I continui richiami all’Assemblea dei Soci del Commissario liquidatore generano risposte vaghe rispetto agli impegni economici urgenti da affrontare, come il debito con l’INPS che potrebbe generare pesanti conseguenze per gli stessi liquidatori. La speranza che con lo strumento del fallimento tutto si potrà dissolvere, auspicando quindi che i circa €.5 milioni di danni ai lavoratori non possano essere soddisfatti, rimane una possibilità spinosa e che impegna l’intera cittadinanza, in caso di mancata possibilità di fallimento, a ripagare errori non solo di sciagurate gestioni del passato ma anche di incapacità odierne nel ridurre le controversie in atto. Dunque i lavoratori non demordono. Essi, pur agitando una protesta che li vorrebbe protagonisti, appaiono però privilegiati spettatori di politiche per il territorio, assurde, fuori dal tempo, lontane dalla minima concezione della realtà. A Frosinone disoccupazione, reddito insufficiente, povertà e file per recuperare un pacco alimentare, svantaggi sociali, emigrazione e immigrazione, forte esposizione debitoria dei singoli e delle famiglie, centinaia di senzacasa, affittuari che non pagano da anni le mensilità, abbassamento della qualità della vita, dispersione scolastica, una sanità che non risponde più ai criteri di salute, un inquinamento da record, una illegalità sempre più diffusa con la quale l’istituzione convive, una forte evasione di tasse e di pagamento di servizi, una marea di giovani che vanno via, forte dipendenza da droga, da alcool e da giochi virtuali, evidentemente non fanno parte dell’agenda politica. Eppure le statistiche ce lo scrivono e la r ealtà di ogni giorno di chi vive senza voltarsi è chiara. Ma i nostri politici non vedono, non sentono, ma declamano senza senso. Le risorse riguadagnate, sia ben chiaro sulla pelle della cittadinanza con le tasse al massimo e i servizi vicini allo zero, tramite l’utilizzo del piano di riequilibrio economico finanziario a cosa saranno indirizzate? Per recuperare il taglio di spese per la cittadinanza che nel bilancio previsionale 2013 sarà di quasi setti milione e mezzo, sulla capacità di creare occupazione stabile o per una maggiore redistribuzione del reddito attaccando i privilegi degli evasori? No. Gli indirizzi gestionali della nostra città sono ancora una volta dediti alle politiche del mattone, allo sfruttamento delle poche aree verdi rimanenti, alla costruzione di edifici, insomma alla speculazione edilizia. Un nuovo stadio senza reali e attendibili motivazioni tecnico-sociali e tantomeno sportive che cela una speculazione al Matusa; nuove costruzioni nella parte alta quando 1/3 degli stabili sono vuoti con un intervento sulla riqualificazione di quartieri – come quello di p.zza Risorgi mento? -; nuovi parcheggi quando quelli esistenti sono di gran lunga superiori al fabbisogno; scale mobili che sfidano nuove frane e per servire organismi oramai sulla via del tramonto (leggasi l’ente provincia). Una orgia urbanistica dunque a cui i lavoratori attendati vogliono dare un contributo fattivo: chiederanno l’accatastamento della tenda per svilupparlo in altezza un piccolo grattacielo di ottopiani. In questo luogo al piano terra sarà distribuito vitto anche ad altri diseredati della città con eventuale pacco alimentare annesso; al piano uno una sala giochi e scommesse, con distribuzione gratuita di alcool, per tutti coloro che hanno desiderio di distruggere la propria vita e quella della famiglia; al piano due gli immigrati e i senza casa che pur da decenni in città non riescono a trovarla nonostante ca 4 mila appartamenti vuoti; al piano tre una piccola banca diretta da personale con esperienze acquisite che propone investimenti in prodotti derivati degli ultimi risparmi rimasti ai cittadini oltre che quelli della pp.aa.; al piano quattro un piccolo punto sanità che offra sollievo a quelli in fila al pronto soccorso; al piano quinto ufficio emigrazione verso altre città o altri stati, possibilmente per giovani; al piano sesto un ufficio per ampliare la diffusa illegalità nelle istituzioni; al piano settimo un gruppo di amministratori locali e politici corrotti che suggeriscono strumenti per intascare mazzette o per maggiore evasione fiscale; al piano otto una agenzia per favorire la disoccupazione e la precarietà: se hai un lavoro verrà precarizzato e il salario dimezzato. Sul terrazzo verranno posizionati cannocchiali telescopici, per guardare sì le stelle e le ridenti montagne, ma soprattutto il degrado urbanistico e sociale che attornia la città e per misurare l’incapacità della classe politica di leggere e essere rappresentante dei reali bisogni di una intera comunità territoriale.
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