La privatizzazione dei servizi pubblici non piace più. Soprattutto a chi ci lavora. Vent’anni e oltre di “esternalizzazioni” hanno messo tutti di fronte al fatto che privatizzare un servizio significa peggiorarlo, farlo con molti meno lavoratori, a salari assai più bassi. Si recide alla radice il rapporto di continuità tra il “soggetto appaltante” (l’ente locale, sanitario, ecc; insomma “il pubblico”) e l’esecutore materiale di un determinato servizio (i lavoratori), dando un potere e un profitto enorme al puro “intermediario” (il “privato” che si limita a gestire la forza lavoro per fare quel che faceva anche prima, ma – appunto – a meno e con ritmi di lavoro più intensi).
Questa consapevolezza generale fa sì che ogni nuova “esternalizzazione” venga accolta con sempre maggiore resistenza.
Una riprova serissima si è avuta ieri all’ospedale Cardarelli di Napoli, quando alcuni dipendenti della ditta di pulizie dell’ospedale si sono “confrontati”, diciamo così, piuttosto aspramente con il il direttore dell’ufficio Acquisizione beni e servizi, Ciro Verdoliva.
Il “manager” è dovuto letteralmente fuggire, rifugiandosi nell’auto di un vigilante fino all’arrivo di un reparto di polizia in “assetto antisommossa”. C’era stata poco prima una riunione tra lo stesso Verdoliva, il direttore sanitario Patrizia Caputo, i sindacati e una rappresentanza di lavoratori. Il malcapitato manager prova a raccontarla a suo modo: «Nel corso dell’incontro abbiamo discusso del passaggio di consegne tra Florida 2000 e Romeo Gestioni, chiarendo che nessun posto di lavoro andrà perduto».
Ma è fisicamente impossibile credere a una promessa del genere, ripetuta a ogni “passaggio d’appalto” e mai rispettata, da nessun nuovo soggetto. Tanto più che il “soggetto entrante”, questa volta, è decisamente noto in tutta Italia: la Romeo Gestioni, che si occupa anche degli immobili pubblici dei comuni di Napoli, Milano, Venezia, Roma.
Quella per le pulizie del Cardarelli è una gara d’appalto aperta dal 2013, con il solito obiettivo aziendale: massimo ribasso dei prezzi in cambio della promessa – solo quella, naturalmente – del mantenimento dei livelli occupazionali. Ma se si pretende – per pura ipotesi – di spuntare un prezzo più basso con lo stesso numero di dipendenti, in un settore “non tecnologico” come quello delle pulizie – l’unico modo è quello di decurtare i salari. Pratica oramai abituale di ricatto da parte di molte aziende (alla ThyssenKrupp di Terni lo hanno proposto per ben due volte: meno stipendio in cambio di meno licenziamenti), ma intollerabile se i salari sono già a livello da fame.
RETTIFICA.
La redazione è intervenuta a modifica di quest’articolo perchè contenente una imprecisione.
Vi si affermava che l’imprenditore Romeo era stato ritenuto colpevole nel quadro della inchiesta sulla Global Service. In realtà circa venti giorni prima la stesura di questo articolo, Alfredo Romeo era stato assolto dalla Corte di Cassazione in terzo grado di giudizio. La redazione si scusa per la svista e l’imprecisione contenuta nell’articolo.
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