Per domani i sindacati hanno indetto una mobilitazione che prevede uno sciopero di 8 ore contro il piano di riorganizzazione della filiale italiana della statunitense Coca Cola company che a sorpresa ha annunciato nei giorni scorsi ben 249 licenziamenti in tutta Italia, e tra questi un centinaio nella sola Lombardia.
Dalle ore 10 alle 12.30 di domani proprio nel capoluogo lombardo è in programma un presidio davanti alla sede di Assolombardia. In contemporanea con l’iniziativa, presso la sede dell’associazione imprenditoriale si terrà un incontro tra sindacati confederali e azienda.
Tutto è iniziato due settimane fa. Lo scorso 16 luglio Coca Cola aveva aperto una procedura di licenziamento collettivo per 249 dipendenti, a cui si sommavano gli esuberi derivanti dalla chiusura dello stabilimento di Campogalliano, nel modenese. L’apertura di questa procedura – denunciano in una nota Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil di Milano – è “un fulmine a ciel sereno che si è abbattuto sui dipendenti Coca Cola. Lo stesso 16 luglio, alle quattro della mattina – riferiscono le organizzazioni dei lavoratori – le organizzazioni sindacali e la direzione Coca Cola sottoscrivevano l’accordo integrativo di Gruppo, in cui oltre ad un premio totale di circa 6.000 euro per il periodo 2014-2016, si affermava che è intenzione dell’azienda consolidare l’occupazione nel nostro paese, ritenuto strategico dal Gruppo Coca Cola”. “Solo poche ore dopo – spiegano ancora Cgil Cisl e Uil – alle quattro del pomeriggio dello stesso 16 luglio, quelle affermazioni perdevano ogni senso e l’azienda dimostrava la sua schizofrenia: il nostro paese cessava di essere strategico e il consolidamento dell’occupazione diventava un miraggio, dal momento che il Gruppo Coca Cola comunicava l’intenzione di licenziare più di 300 dipendenti”. “Struttura produttiva, assistenza tecnica, sede amministrativa e ora struttura commerciale sono state fortemente ridimensionate, e non c’è alcun segnale che sia finita qui! E’ evidente – riferiscono ancora i sindacati – che Coca Cola non considera più strategico il nostro paese, o quanto meno non ritiene più opportuno reinvestire in termini occupazionali una parte di quegli utili che ogni anno l’Italia garantisce al Gruppo di Atlanta. Nel 2013, pur in presenza di una situazione di crisi, la divisione italiana ha generato ben 70 milioni di euro di utili”. L’azienda, da quanto riferiscono i sindacati, vuole trasferire le attività amministrative dal nostro paese alla sede di Sofia, in Bulgaria. “Pochi anni fa il Governo italiano decise di introdurre la famosa ‘tassa sulle bollicine’. Coca Cola, con il sostegno fermo e convinto delle organizzazioni, persuase il Governo che l’introduzione di quella tassa avrebbe messo a rischio l’occupazione in Italia. Risultato finale: la tassa è stata ritirata ma l’occupazione è diminuita sensibilmente con un corrispondente aumento degli utili”. “Come se tutto ciò non bastasse – concludono le sigle sindacali – la direzione Coca Cola ha dichiarato l’indisponibilità a ritirare la procedura di licenziamento, limitandosi a qualche generico e fumoso impegno a ricercare strumenti non traumatici per gestire i licenziamenti, e facendo riferimento semplicemente ad esigenze di pragmatismo, irrispettose del destino di centinaia di lavoratrici e lavoratori”.
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