Lo scempio compiuto dall’esercito israeliano a Gaza non può lasciare nessuno indifferente: per un mese intero, il popolo di gazawi è stato letteralmente martoriato da uno degli eserciti meglio armati e, alla prova dei fatti possiamo affermare, senza scrupoli.
Ai 1900 i morti, si aggiungono oltre 9000 feriti, 285 mila sfollati, e centinaia di edifici distrutti, questi sono i numeri impressionanti della catastrofe realizzata a Gaza da Israele. Vogliamo unirci a quanti oggi ricordano e mettono sotto accusa la collaborazione commerciale e scientifica tra Italia e Israele. Una collaborazione forte soprattutto nel settore militare e ad alta tecnologia . Si tratta di sistemi e dotazioni che l’esercito di Tel Aviv utilizza nel perpetrare l’occupazione e per operazioni come questa che ha sprofondato Gaza nell’inferno.
Proprio mentre l’aviazione israeliana martellava Gaza, l’Aermacchi consegnava a Tel Aviv i primi M346. Nel giro di affari che lega Italia e Israele ci sono i sistemi di telecomunicazione sicura forniti da Selex ES, i Satelliti Amos realizzati dalla Thales Alenia Space, lo sviluppo dei programmi OPSAT 3000, Eitam e in prospettiva il ricco mercato dei droni e dei sistemi di sorveglianza.
Le aziende Finmeccanica sono uno storico partner commerciale di Israele, ma nelle presentazioni pubblicitarie non compaiono le immagini strazianti di Gaza.
L’immagine patinata fornita dall’azienda, guidata da Mauro Moretti e partecipata dal MEF, non può nascondere la realtà di una vergognosa collaborazione con un paese denunciato per crimini di guerra. In Finmeccanica come pure al Governo sanno bene di vendere armamenti ad uno Stato che le armi le usa contro la popolazione civile e non si fa scrupoli di colpire ambulanze, ospedali, scuole e centri per rifugiati dell’ONU.
Le complicità dirette non si fermano alle aziende militari, ma coinvolgono gli stessi vertici delle forze armate, a settembre nella base di Decimomannu, si terrà l’annuale esercitazione congiunta dell’aviazione italiana e israeliana.
Diverse figure autorevoli in tutto il mondo hanno denunciato Israele per i crimini commessi in quest’ennesima guerra che ha devastato questo pezzo di Palestina. Un lembo di terra di 360 km², otto volte più piccolo della provincia di Campobasso, lungo 45 km e largo al massimo 15 km, dove vivono circa 2 milioni di persone di fatto recluse a causa del blocco israeliano.
Il bombardamento contro la popolazione civile è un crimine senza alcuna giustificazione, tantomeno l’odiosa frottola degli scudi umani dietro di cui si nasconde il Primo Ministro Netanyahu . Appare evidente dal numero dei raid aerei e dal cannoneggiamento che l’obiettivo era duplice: terrorizzare la popolazione civile e causare il più alto numero di danni umani e materiali.
Quello cui stiamo assistendo, è senza dubbio un crimine contro il popolo palestinese e al tempo stesso un crimine contro l’umanità, non intendiamo rimanere indifferenti e tanto meno essere complici di questa barbarie. La legge 185 del 1990 se applicata impedirebbe la vendita di armi a Israele sine die, poiché il dispositivo all’articolo 6 recita chiaramente:
L’esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta
delle Nazioni Unite…
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione;
c) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in
materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;
Come Unione Sindacale di Base chiediamo la fine delle forniture militari ad Israele e il blocco della cooperazione commerciale, tecnica e scientifica.
Invitiamo gli organismi competenti ad intervenire per bloccare, nell’immediato, tali forniture.
Denunciamo la responsabilità dei governi sin qui succedutisi nel rifornire e sostenere militarmente ed economicamente l’occupazione israeliana, in aperta violazione della legge 180/90, dell’articolo 11 della costituzione e delle leggi internazionali.
Al tempo stesso invitiamo i lavoratori a non collaborare con i programmi militari e con qualsiasi progetto o fornitura che possa favorire l’occupazione israeliana.
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