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Logistica. A Fiano una vittoria dei lavoratori contro il ritorno all’Ottocento

La mattina del 24 settembre ci presentiamo alle 6,30 del mattino nel magazzino logistico della GLS di Fiano Romano. Un gruppo di lavoratori del facchinaggio iscritti a Usb ci ha avvisato che sono in tanti che stanno lavorando in nero, il lavoro è aumentato e le regole sono saltate. La Cooperativa che gestisce per conto della GLS il magazzino e l’attività di carico e scarico ha introdotto alcune decine di nuovi lavoratori con il sistema del caporalato.

La situazione la conosciamo, con il blocco del magazzino siamo riusciti circa un anno fa a regolarizzare quasi 50 lavoratori, tutti al nero da diversi anni. Ma i padroni, si sa, gli accordi non li rispettano e dopo una fase di relativo miglioramento ora le cose sono di nuovo degenerate. La scena è impressionante: il magazzino è stracolmo di merci, tutte le piazzole sono occupate dai camion pronti in partenza, l’attività a colpo d’occhio è in forte crescita. Chi lavora da più tempo è sui muletti, lavora con le macchine. Quelli al nero, tutti con le mani, sul retro del magazzino. Il ritmo è frenetico, senza alcuna attenzione alla salute e alle condizioni di lavoro.

Rapida consultazione con i delegati e subito blocchiamo il magazzino: la richiesta è regolarizzazione per tutti. In pochi minuti compare il responsabile GLS che cade dalle nuvole: “non potevamo sapere che nel magazzino c’è tanta manodopera al nero”.Intanto però chiamano i carabinieri perché ci saremmo introdotti in una proprietà privata. Di lì a breve arriva anche la cooperativa, poi infine le forze dell’ordine. Il lavoro è fermo, si sono fermati sia quelli con il contratto che tutti gli altri: c’è in questo mondo ancora spazio per la solidarietà.

I carabinieri sono i più rapidi a capire l’antifona. Dopo aver chiesto i documenti a noi dell’Usb come da prassi, capita la situazione scabrosa, si ritirano in buon ordine. Sono questioni di lavoro, sindacali, noi non c’entriamo dicono. La GLS a quel punto fa la voce grossa con la cooperativa e gli intima di far lavorare solo gente in regola. La cooperativa tenta una soluzione rabberciata: assunzioni si, ma a tempo determinato, fino al 31 dicembre 2014.

Rapida assemblea con i lavoratori, consultazione in diretta e decisione assunta: tutti a tempo indeterminato entro la sera altrimenti non si lavora neanche domani. Alla fine la cooperativa capitola, si prende l’elenco dei lavoratori presenti, ben 23 risultano senza contratto più altri otto hanno un contratto da febbraio ma nessuno gli ha mai consegnato la busta paga.
Sono le 15, andiamo tutti via contenti, abbiamo vinto un altro round, ma la guerra continua. Una guerra che ci riporta molto indietro nel tempo.

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