Alitalia licenzia 994 lavoratori, si giunge così ad un epilogo annunciato nei mesi scorsi.
L’accordo del 24 ottobre, avallato delle sigle sindacali protagoniste della procedura ministeriale del 12 luglio, sancisce la mobilità espulsiva di 879 dipendenti di terra, 61 piloti e 54 assistenti di volo.
Nulla è stato fatto in questi mesi per ridurre il numero degli esuberi o per assicurare ricollocazioni certe. Emergono tutti i limiti fissati dall’operazione di cessione del gruppo ad Etihad, primo tra tutti il ricorso alla mobilità in presenza di piani di investimento e rilancio dell’azienda.
I criteri individuati nella negoziazione lasciano ampia discrezionalità all’azienda nella scelta di chi dovrà lasciare la società. Questo di fronte alla strage di persone che si sta prospettando è inaccettabile.
La realtà che vive tutto il trasporto aereo, è quella dove quotidianamente si assiste ad un disastro occupazionale senza precedenti malgrado il settore sia in costante espansione. Da Meridiana Fly a Groundcare molti soni i grandi gruppi industriali alle prese con la gestione di un numero enorme di persone destinate alla disoccupazione.
USB denuncia l’inerzia del Governo che con il Job’s Act promette lavoro. Ogni giorno si assiste all’incapacità di affrontare e risolvere positivamente le crisi.
USB non ha firmato lo scempio sancito in questa trattativa la cui unica via d’uscita deve essere la certezza di recuperare i posti di lavoro sopratutto in presenza di una compagnia aerea che annuncia di voler dar vita ad un vettore globale di grandi dimensioni.
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