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Jobs Act, il peggio deve ancora venire

“Tra i mal di pancia di parte del PD e la soddisfazione di Renzi e Confindustria, è calato il sipario sul primo atto del Jobs Act che ora  passa al Senato, dove il Governo vuole sia approvato entro il 9 dicembre per poi procedere all’emanazione dei primi decreti attuativi entro lo stesso mese. E sarà proprio da quei decreti che arriverà il peggio”, dichiara Emidia Papi, dell’Esecutivo nazionale USB”.  “Infatti in quei decreti si scriverà il vero Jobs Act – evidenzia Papi  – visto che la delega approvata ieri dalla Camera, nella sua ampiezza e indeterminatezza anche temporale, permetterà al Governo i più larghi margini di manovra per scrivere interamente una nuova legislazione del lavoro, al cui centro c’è solo l’impresa, i suoi diritti le sue libertà”. 

“Capiamo la fretta di Renzi – continua la dirigente USB –  l’attacco ai diritti  e alle condizioni di lavoro contenute in questo provvedimento, hanno rappresentato la fidejussione consegnata alla Commissione Europea e ai mercati finanziari per ottenere il momentaneo beneplacito alla Legge di Stabilità ed evitare la procedura d’infrazione. Molto meno capiamo le ragioni di uno sciopero generale indetto a ‘babbo morto’ dalla Cgil, in compagnia di UIL e UGL, che evidentemente non doveva servire ad altro che a dare copertura politica a quei deputati del PD oppositori di Renzi, buona parte dei quali, fra l’altro, hanno votato a favore del Jobs Act”.  “Ben altra opposizione meritavano questi atti del Governo dei ‘giovani rottamatori’, e ben altra tempistica; come, pur nei nostri limiti, in questi mesi abbiamo cercato di mettere in atto, insieme a tante altre forze e movimenti che nel Paese ancora riescono a portare avanti, con il conflitto e con le lotte, istanze di diritti, di giustizia sociale, di democrazia reale, insieme ai quali continueremo a batterci”, conclude Emidia Papi.

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