Un folto presidio di delegati sindacali e lavoratori ha accompagnato ieri mattina, presso il Tribunale di Roma, la prima udienza del ricorso d’urgenza presentato dall’USB contro l’accordo sulla rappresentanza sindacale del 10 gennaio scorso, sottoscritto da Confindustria e CGIL, CISL, UIL e UGL.
L’USB si sta opponendo sia nei posti di lavoro che a livello legale al cosiddetto “Testo Unico” sulla rappresentanza, che di fatto vorrebbe sancire il formale e definitivo monopolio delle sigle sindacali stipulanti, convinta che tale accordo sia in aperto contrasto con i più elementari principi democratici e con l’ultima sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2013 sulla materia.
Fra i motivi alla base ricorso, la frode alla legge (in particolare dell’art. 19 della Legge 300/70) perché l’accordo è sostenuto da motivi illeciti (la realizzazione di un accordo ad excludendum dei possibili competitori sindacali) e perché contrario a norme imperative sia di rango ordinario (gli art. 19 e 15 dello Statuto dei Lavoratori e tutta la disciplina codicistica dell’arbitrato), sia di rango costituzionale (art. 2,3, 21, 24, 39, 40, 111 Cost.).
Non ultime le penalizzazioni, previste dallo stesso testo per chi, a livello aziendale, volesse opporsi ad accordi sindacali siglati dalla maggioranza delle RSU – e la storia insegna che queste maggioranze hanno spesso firmato accordi indicibili.
In attesa che il giudice decida in merito, l’ USB dichiara che continuerà a sostenere le lotte per la democrazia ed il pluralismo sindacale in tutti i luoghi di lavoro.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa