Dopo una maratona di diversi giorni – doveva concludersi ieri sera, è termiata oggi pomeriggio – è stato raggiunto un accordo sulla vertenza Acciai Speciali terni, la controllata di ThyssenKrupp che ha raccolto da molti anni lo storico stabilimento umbro.
Lo ha annunciato per prima, uscendo dal ministero dello sviluppo economico, il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova. “E’ stato raggiunto l’accordo per l’Ast. E’ un accordo unitario che stanno firmando tutte le organizzazioni sindacali e l’azienda. E’ un accordo che credo sia molto soddisfacente. Domani ci saranno le assemblee dei lavoratori a cui sarà sottoposto l’ipotesi di accordo raggiunto oggi. Non ci sono licenziamenti forzosi. Ci sono 290 esuberi, tutti con adesione volontaria”. Niente cassa integrazione, dunque, ma accordo tuttoda valutare nei dettagli, dopo mesi di trappol, promesse non mantenute e autentiche prese in giro seguite da manganellate della polizia.
Da quel che se ne sa per ora, tutti i 290 lavoratori “in esubero” dovrebbero uscire solo volontariamente, percependo gli incentivi messi sul piatto dall’azienda (80.000 euro se si accetta entro il 31 dicembre).
Sul piano produttivo, Ast si impegna a produrre almeno 1 milione di tonnellate di acciaio l’anno, mantenendo in funzione entrambi i forni (condizione essenziale per rendere credibile il mantenimento dello stabilimento; nel primo “piano” presentato, infatti, era prevista la chiusura dui uno dei due). 100 milioni l’anno dovrebbero essere stanziari per l’ammodernamento tencologico dei due forni e l’ampiamenteo della rete commerciale.
Fin qui, però, hanno parlato soltanto esponenti del governo, con il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi (ex presidente dei giovani industriali e figlia di Guidalberto, per anni vicepresidente di Confindustria), che si è detta soddisfatta dell’esito, attribuendo all’Ast “un articolato piano industriale di rilancio, dall’orizzonte temporale di quattro anni, nell’ambito del quale si dovrà raggiungere, innanzitutto nei primi 24 mesi, l’equilibrio finanziario”. Il che fa pensare a concesssioni pesanti sul terreno salriale, visto che Ast aveva già disdettato l’accordo integrativo aziendale.
Inizialmente l’azienda puntava infatti a oltre 530 esuberi, per ridurre i costi di almeno 100 milioni l’anno, 30 dei quali attraverso un taglio del costo del lavoro. L’unica notizia in materia trapela per ora dalle dichiarazioni del segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini: “Per quanto concerne il contratto integrativo, con decorrenza retroattiva dal 1° ottobre 2014, si è condiviso un testo che prevede il mantenimento delle maggiorazioni per il lavoro notturno, premio di indennità, indennità di chiamata e l’indennità di presenza domenicale”,
Domattina, a Terni, il testo dell’accordo sarà sottoposto al giudizio dei lavoratori riuniti in assemblea. Non si escludono però sorprese, in una vertenza così lunga e piena di voltafaccia.
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