L’USB Pubblico Impiego ha scritto oggi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere un intervento urgente a favore del settore pubblico:
“Abbiamo ascoltato con attenzione il discorso da Lei tenuto in occasione del Suo insediamento a Presidente della Repubblica, durante il quale ha posto un accento particolare sulla necessità di far vivere la Costituzione”, esordisce la lettera (in allegato l’integrale).
(…) “L’art. 4 della Costituzione – prosegue la lettera – riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro: appare sinceramente paradossale parlare di diritto al lavoro in un Paese che ha fatto con il Jobs Act della precarietà il proprio modello di riferimento e vede ad oggi centinaia di migliaia di precari nella Pubblica Amministrazione, per i quali non è prevista alcuna soluzione. Senza contare che nel solo Pubblico impiego, solo negli ultimi anni 6 anni, sono stati cancellati circa trecentomila posti di lavoro, mentre il Governo continua a parlare di esuberi, mobilità, licenziamenti, apprestandosi a fare le prove generali con i circa 20.000 lavoratori delle Province”.
(…)“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, recita la Costituzione: ci chiediamo come questo enunciato si coniughi con una Scuola devastata da tagli continui e da riforme che non fanno che peggiorare, nonostante la professionalità di chi, con enormi difficoltà quotidianamente vi opera, la qualità del servizio”.
(…) “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Eppure la Costituzione rimane carta straccia per circa 10 milioni di persone che oggi in Italia, per motivi economici non possono accedere a quelle cure che dovrebbero esser loro invece garantite. Un numero inaccettabile, destinato ad aumentare a causa del perdurare della crisi, dell’aumento della disoccupazione e della precarietà”.
(…) “Ottenere giustizia in tempi rapidi”, ha dichiarato nel Suo discorso, signor Presidente. Ma non si può non sapere che i lavoratori e le lavoratrici del settore, da anni sotto organico, lavorano in condizioni inaccettabili, cercando di assicurare alla cittadinanza un servizio “decente” nonostante i tagli e i processi di ridimensionamento e i pochi mezzi a loro disposizione”.
“Tutti devono concorrere con lealtà alle spese dello Stato”: musica per le orecchie dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, sui quali grava circa l’85% dell’intero gettito fiscale. Ma in un Paese con una evasione fiscale e contributiva da record, stimata intorno ai 240 miliardi di Euro annui, più che musica le sue parole risultano una beffa. (…) Così come per la corruzione, vera piaga di questo Paese, che grava sulla collettività per circa 60 miliardi di Euro ogni anno”.
“Per concludere, Signor Presidente, complessivamente riteniamo che l’apprezzabile richiamo ai principi costituenti non abbia alcuna credibilità in assenza di un intervento urgente a favore del settore pubblico, che ha il compito di tradurre in concreto, attraverso l’erogazione dei servizi alla cittadinanza, gran parte del dettato costituzionale, e dei suoi lavoratori e lavoratrici la cui dignità è ormai da anni calpestata in una sorta di persecuzione mediatica, strumentalmente utilizzata per giustificare la colpevole assenza di un contratto nazionale il cui ultimo rinnovo risale al 2007.
Perché per far vivere concretamente la Costituzione servono investimenti e risorse nella Pubblica Amministrazione, serve restituire dignità al lavoro pubblico, servono riforme vere a favore del welfare. E serve restituire peso alle funzioni centrali dello Stato.
È Lei il garante della Carta Costituzionale, Signor Presidente e ci auguriamo che Lei intenda svolgere la Sua azione in modo conseguente ai principi richiamati nel Suo discorso”, si conclude la lettera al Presidente Mattarella.
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