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I numeri di Telecom, i timori dei lavoratori

Risultati economici del 2014

L’imponente piano di investimenti per un totale di 5mld di euro (di cui 2,2mld in Brasile), con un aumento di 584mln sull’anno precedente, ha prodotto per questa Azienda, sempre più propensa alla speculazione finanziaria piuttosto che alle telecomunicazioni, i seguenti risultati: un attivo per 8,8mld euro, in diminuzione del 6,8% rispetto al 2013,il mantenimento del pesante ed ingombrante debito finanziario che non si sposta dai 26,6mld di euro.

 Piano strategico 2015-2017

Per il prossimo triennio, il piano prevede investimenti per 14,5mld (di cui 4mld in Brasile), in linea con l’ attuale andamento.

L’obiettivo della dirigenza Telecom per il 2015-2017 è di mantenere inalterato l’attivo per i prossimi due anni e di “attendersi” una crescita solo nel 2017.

Leggendo il suo piano industriale, dobbiamo dire con forza che Telecom Italia, dal momento della sua privatizzazione fatta sulla pelle di lavoratori e cittadini, non ha smesso di accumulare debiti, come risultato di una dissennata politica industriale, di pessime operazioni organizzative, di esternalizzazioni e di una insana competizione finanziaria con tanto di partecipazione a scalate ostili.

Ri-pubblicizzare Telecom Italia resta per USB Lavoro Privato, con i suoi delegati del settore telecomunicazioni, l’unica soluzione in grado di garantire salario e diritti a chi ci lavora e il miglioramento del servizio pubblico per l’intero Paese.

Farebbero invece ben sperare le dichiarate 4.000 nuove assunzioni, ma i nuovi assunti potrebbero essere finanziati dal risparmio ottenuto da una nuova solidarietà di tipo espansivo, e infatti nella E-Convention del 27 febbraio si parla di “solidarietà intergenerazionale”…

Silenzio su cessioni o internalizzazioni di rami di azienda, ma anche su potenziali e ciclici esuberi.

Nonostante i lavoratori Telecom Italia abbiano sonoramente bocciato l’accordo Caring siglato da CGIL, CISL, UIL, UGL e azienda, che recepiva prima della approvazione dei decreti attuativi le opportunità che il Jobs Act regala agli imprenditori, l’Azienda torna alla carica. Nel suo piano industriale infatti annuncia che ha “l’obiettivo di ridurre il costo del personale di 100mln di euro e di procedere all’efficientamento delle spese per un miliardo di euro nel triennio”.

Quando gli industriali parlano di ridurre i costi e di efficientamenti è chiaro che parlano di attaccare i salari, di aumentare l’orario di lavoro e di introdurre nei contratti maggiore flessibilità e precarietà.

Telecom Italia consegna i suoi numeri alla comunità finanziaria internazionale, ma tace a noi lavoratori dettagli importanti sul nostro futuro.

Probabilmente ci aspetta una stagione difficile, dove come Unione Sindacale di Base saremo in prima fila con i lavoratori e le lavoratrici di Telecom Italia, ad oggi gli unici a tenere in piedi, con i loro sacrifici e le loro competenze, una azienda che si appropria unilateralmente dei profitti ottenuti negando diritti e ridistribuzione della ricchezza.

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