L’industria dell’abbigliamento e degli accessori, indispensabile all’economia cambogiana, sembra arretrare sui diritti garantiti ai propri dipendenti. Ad esempio nella sicurezza dell’ambiente di lavoro e sul lavoro minorile. È quanto segnalato oggi dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e a delinearlo anche la serie di astensioni dal lavoro (134 nel 2012, 48 dall’inizio dell’anno) che segnano l’attività delle 462 fabbriche che producono, in particolare, per marchi stranieri.
“Dobbiamo constatare che dopo il forte miglioramento delle condizioni di lavoro tra il 2005 e il 2011, queste stanno ora peggiorando”, ha detto Jill Tucker, capo-consulente tecnico del Programma Ilo per migliori condizioni nelle fabbriche in Cambogia.
Una situazione che, secondo gli esperti dell’organizzazione, richiede un’azione rapida per invertire la tendenza negativa altrimenti, come sottolinea la Tucker, “la Cambogia corre il rischio di sprecare i vantaggi portati dall’essere considerata una nazione che promuove migliori condizioni di lavoro”.
L’opposizione politica ha fatto della richiesta di un salario minimo di 150 dollari un cavallo di battaglia per il voto del 28 luglio, puntando quasi al raddoppio degli 80 dollari garantiti attualmente. Una proposta che è più una sfida che una vera prospettiva, ma che segnala tuttavia che il tempo delle rivendicazioni è aperto e che sarà necessario arrivare a qualche accordo che migliori le condizioni di lavoro per i 300.000 addetti di un settore cruciale.
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