Simona, dipendente del negozio Saturn del centro commerciale Romaest di Roma, ancora non è stata reintegrata nel suo posto di lavoro; MEDIAMARKET S.p.A. si trincera dietro un assordante silenzio e l’USB chiede ed ottiene una visita ispettiva per valutare le condizioni di salute e sicurezza nel punto vendita.
Tornata a casa dopo 2 mesi di ospedale, Simona aveva trovato a farle gli onori di casa sua figlia e un bel telegramma che aveva annunciato il licenziamento per “superamento del periodo di comporto”.
«Siamo determinati a non far cadere nel dimenticatoio questa triste storia» – dichiara Francesco Iacovone dell’Esecutivo Nazionale USB Lavoro Privato – «attendiamo fiduciosi il lavoro degli ispettori della ASL RM B, ma la catena di solidarietà che ha scatenato questo caso sta a dimostrare quanto sia diffuso il problema e fa apparire inequivocabile la necessità e l’urgenza di una Legge in tutela dei lavoratori affetti da malattie oncologiche e da altre malattie gravi e invalidanti.»
«Lasciare carta bianca ai datori di lavoro» – attacca il sindacalista Usb – «di poter decidere se licenziare o meno questi già sfortunati lavoratori, significherebbe abdicare alla funzione dello Stato di tutela della salute, che passa anche per la serenità economica garantita dal lavoro.»
«Simona è un caso emblematico» – conclude Francesco Iacovone – «e nonostante la forte indignazione e la tanta solidarietà espressa dai suoi colleghi e dalla società civile, che si sono schierati #dallapartedisimona senza se e senza ma, Mediamarket S.p.A. ancora non è tornata sui suoi passi. E intanto apprendiamo dalla stampa che Vincenzo Giunta, guardia giurata della Sveviapol Sud, che aveva subito la stessa sorte di Simona, tornerà a lavorare una volta sconfitto il cancro al cervello. L’USB si batterà con forza per il reintegro di Simona e per una legge in favore delle tante “Simona” che stanno vivendo lo stesso dramma.»
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