Oltre tremia lavoratori, incazzati come difficilemente Caserta ricordava. Lo sciopero generale ha avuto una buona risposta di massa, segno che la desertificazione industriale e la chiusura dello stabilimento di Carinaro hanno fatto capire a tutti che non si può continuare ad accettare che le imprese facciano sempre quello che vogliono. Con la benedizione dei governi.
Una lunga serie di crosi – indicanti il giorno dell’assunzione in fabbrica e il 16 aprile, giorno in cui la multinazionale americana – che aveva rilevato la Indesit con la sposorizzazione entusiastica di Matteo Renzi – ha annunciato di voler chiudere secondo un “piano” che revede in tutta Italia alemno 2.080 licenziameni (erano “solo” 1.350 all’inizio della trattativa…).
Hanno dato il loro apporto i lavoratori delle altra realtà industriali campane, anch’esse tutte a rischio, come Fca e l’Avio di Pomigliano, l’Alenia di Capodichino, Jabil, Firema, ecc. Presenti anche i licenziati delle aziende già chiuse da tempo, come Morteo, Ixfin, Finmek.
Imponente lo schieramento di polizia a difesa della stazione ferroviaria (per il timore che venissero occupati anche questa volta i binari) e dell’Unione Industriali.
A seguire il “volantone rosso” distribuito in piazza stamattina.
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