Lo schiaffo è arrivato in faccia (a Marchionne e al segretario della United Auto Workers – Uaw), condito dalla minaccia di sciopero a oltranza (che è perfettamente legale persino negli Usa, qualcuno lo dica ad Alesse). E quindi Sergio Marchionne e Dennis Williams sono corsi a buttar già una nuova bozza di contratto quadriennale dopo la sonora bocciatura nel referendum indetto tra i dipendenti.
Ci sono “riusciti” all’ultimo secondo e oltre, ovvero tre minuti dopo la mezzanotte di ieri (scadenza fissata per l’inizio dello sciopero), dopo una no stop di parecchie ore, con tanto di richiesta di “sospensione” dell’agitazione in attesa della chiusura della trattativa. Il nuovo compromesso verrà illustrato domani mattina ai quadri sindacali, che poi dovranno provare a convincere i lavoratori, a questo punto molto sospettosi anche nei confronti di chi “per mestiere” dovrebbe difenderli o rappresentarli.
Ma si parte decisamente male, visto che i contenuti dell’accordo sono rimasti segreti. La Uaw prova a preparare il terreno per evitare una nuova sconfessione, ma parla soltanto di «significativi miglioramenti» rispetto al testo bocciato a larga maggioranza.
Ancora più abbottonata la Fca (Fiat Chrysler Automobiles), con un breve breve comunicato senza contenuto: «Fca Us conferma di aver raggiunto un nuovo accordo con la Uaw. Poiché l’accordo è soggetto alla ratifica da parte dei membri alla Uaw, l’azienda non può discutere i dettagli in attesa del voto degli iscritti».
Sembra abbastanza chiaro che le due parti abbiano mirato soprattutto ad evitare lo sciopero, che avrebbe fatto danni all’azienda per almeno un miliardo di dollari alla settimana. Bisognerà ora vedere se i “significativi miglioraenti” saranno giudicati tali anche dai lavoratori, una volta spiegati nelle assemblee.
Ricordiamo che i punti giudicati negativi riguardavano il “doppio binario salariale” (i nuovi assunti avrebbero percepito molto meno dei veterans, lo svuotamento dell’assistenza sanitaria tramite una “riforma cooperativa” e il via libera all’azienda per trasferire in Messico la produzione dei modelli che presentano un più basso margine di profitto.
L’ultimo sciopero in Chrysler risale al 2007, quando la Fiat non era ancora comparsa all’orizzonte, ed era durato soltanto sette ore. Con l’esplosione della crisi vennero introdotte delle regole antisciopero, come parte del “pacchetto di aiuti” governativi alle società costruttrici. Ma ora sono scadute, dunque Marchionne è stato costretto a contrattare davvero, almeno in parte.
Gli stabilimenti interessati sono 23 soltanto dentro i confini statunitensi. Ma il tipo di contratto che verrà sottoscritto – se, i lavoratori saranno d’accordo – diventerà il format anche per gli altri giganti del settore, Ford e General Motors.
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L’aggiornamento di Giordano Sivini:
La proposta, bocciata dal 65 per cento degli operai, era stata presentata in una conferenza stampa in cui Marchionne affiancato da Dennis Williams presidente dell’UAW, cne avevano lodato i contenuti. Dopo le torte in faccia, Dennis Williams ha deciso di discutere oggi preventivamente l’intesa con i sindacalisti UAW degli stabilimenti, mentre la FCA ha annunciato di non poter dire niente in attesa del voto.
Si tratta di una nuova strategia di comunicazione che prescinde dai contenuti, nel tentativo di ridefinire l’immagine dell’UAW appiattita su quella della FCA. La dirigenza sindacale è convinta che questo ha contribuito al naufragio. C’è del vero, ma non riguarda la strategia di comunicazione bensì il fatto che i lavoratori si sono sentiti presi in giro dall’annuncio congiunto del binomio Marchionne-Williams. L’analisi della proposta ha dimostrato non solo che i problemi restavano insoluti, ma che quello delle condizioni di lavoro non era stato neppure preso in considerazione, e che la prospettiva di parificazione salariale tra vecchi dipendenti e nuovi assunti nascondeva il tentativo di arrivare ad un abbassamento generale dei salari.
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