Non intervengono nè Questori nè Presidente Boldrini
18 ex dipendenti della società Progetto Lavoro impegnati presso la Camera dei Deputati nel servizio di supporto informatico e nelle manutenzioni, il cui appalto è scaduto il 31 dicembre 2015, sono transitati nella nuova società vincitrice dell’appalto, la Cedat 85.
Spiega Pio Congi, dell’USB Lavoro Privato: “Come condizione per la riassunzione la nuova affidataria ha imposto ai lavoratori le dimissioni anticipate dalla vecchia società, prima dello scadere del 2015, per usufruire dei consistenti sgravi contributivi previsti dal Jobs Act. Non contenta, la Cedat 85 ha proceduto ad un taglio della retribuzione di oltre 8.600 euro annui pro capite”.
“L’operazione – prosegue il rappresentante USB – è stata favorita con modalità a dir poco particolari dalla Camera dei Deputati, che ha inserito nel capitolato d’appalto l’utilizzo di un contratto nazionale sottoscritto dalla sola UGL e non riconoscendo i premi ad personam che i lavoratori avevano conquistato in tanti anni di servizio”.
“L’USB è intervenuta per tempo – precisa Congi – richiamando la Camera ad assumersi la responsabilità morale di imporre alla Cedat85 sia il mantenimento dei livelli occupazionali, sia i trattamenti economici pregressi. Con il cambio appalto i lavoratori andranno a percepire circa 1.200 euro mensili anziché i precedenti 1.600, con diretta ripercussione sul calcolo pensionistico”.
Aggiunge il sindacalista: “Nonostante le nostre ripetute segnalazioni, né il Collegio dei Questori, né la Direzione Amministrativa, ma neanche la Presidente della Camera, On. Boldrini, hanno inteso intervenire su questi soprusi”.
“L’USB, al fianco dei lavoratori dell’appalto, ritiene inaccettabile che proprio la Camera dei Deputati consenta che nei suoi palazzi si consumino le peggiori forme di sfruttamento dei lavoratori”, conclude Congi.
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