Si è concluso nella tarda serata di ieri l’incontro in Prefettura tra Roma Tpl e le aziende consorziate, Roma Capitale e le parti sociali.”Abbiamo assistito ad una partita a poker, dove gli attori principali, aziende e Roma Capitale, si sono scambiati continuamente il ruolo di carnefice e vittima, dove chi alzava la posta fingeva di avere l’asso nella manica, mentre aveva da offrire solo un due di picche”, questo l’amaro commento di Fabiola Bravi, dell’Unione Sindacale di Base.Prosegue Bravi: “In poche parole, Roma Tpl Scarl appare destinata al fallimento senza le continue iniezioni di liquidità di Roma Capitale. Non bastano neppure i 22 milioni di euro che ieri Roma Capitale ha messo in pagamento a conguaglio delle fatture del 2014 e del 2015 per garantire il pagamento degli stipendi, degli aumenti del rinnovo contrattuale di categoria, dei contributi, dei fondi pensionistici, delle cessioni del quinto, dell’Erg e dei buoni pasto. Ma nel frattempo sempre Roma Capitale dichiara di non poter mettere in pagamento le fatture da gennaio 2016 ad oggi, perché su di esse grava un’azione di pignoramento dalla Breda Menarini per circa 21 milioni di euro e perché necessita di verificare la capienza degli importi, ovvero di calcolarli al netto delle penalità che sistematicamente lo stesso Comune applica al Consorzio per le inadempienze contrattuali riscontrate”.
La sindacalista USB ha insistito su questo punto: “Non vorremmo che la scelta di non recedere dal contratto di servizio da parte di Roma Capitale fosse dettata dalla volontà di rientrare del debito derivante dal contenzioso che Roma Tpl Scarl ha vinto nei confronti di Atac, stimato attorno ai 118 milioni di euro, e che Roma Capitale applichi al Consorzio delle penalità solo per ridurre di molto i crediti maturati con il contratto di servizio”.“Se queste fossero realmente le intenzioni – sottolinea Bravi – è evidente che il Consorzio non avrà vita lunga e di conseguenza anche i lavoratori. Doppia beffa, quindi, per chi fino ad oggi ha garantito il servizio all’utenza, senza neppure lo stipendio e con il rischio sempre più imminente di ritrovarsi per strada senza un lavoro”.“Dopo aver assistito per l’ennesima volta ad un lungo braccio di ferro, dove Roma Tpl Scarl e Roma Capitale hanno difeso in prima istanza i propri interessi economici, noncuranti degli effetti devastanti sugli oltre 1.900 lavoratori e le loro famiglie, l’USB ha deciso di abbandonare il tavolo.
È gravissimo che le istituzioni, consapevoli di essere di fronte ad una violazione di un diritto costituzionale, di un disagio sociale e di ordine pubblico, nonché di reiterate violazioni contrattuali, abbiano fatto prevalere gli interessi economici, calpestando senza alcun ritegno la dignità dei lavoratori e degli utenti che pagano per un servizio che non c’è”, conclude Bravi.
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