USB: siamo curiosi di conoscere, in merito, il pensiero del Ministro del lavoro, Giuliano Poletti
Il direttore generale Unicoop Piero Canova ha dichiarato, mezzo stampa, la volontà di mettere in atto politiche stringenti di contenimento dei costi, declinando particolari quali la possibile cessione e chiusura di parte della rete di vendita, con i conseguenti esuberi che ne deriverebbero.
“Come da noi previsto anni or sono, a pagare il conto salato saranno soprattutto i lavoratori e le lavoratrici – esordisce Francesco Iacovone, dell'Esecutivo Nazionale USB Lavoro Privato – e la nostra prima risposta è l’apertura dello stato di agitazione sindacale e il riservarci future mobilitazioni”.
“Dopo anni di utili di bilancio mai raggiunti, la Coop affida ad un manager esterno al mondo cooperativo le sorti del rilancio e i risultati – ironizza il sindacalista – non si fanno attendere. Quello che si intravede è il continuo ricorrere all'abbassamento del costo del lavoro, che non ha mai conseguito i frutti sperati”.
“L'azienda annuncia inoltre di voler adeguare gli organici – sottolinea il rappresentante USB – ed è chiaro a tutti cosa intenda. Il management Unicoop continua inoltre a puntare sulla revisione della rete di vendita anche attraverso lo sviluppo del franchising, con conseguenze pesantissime sui diritti e sul salario delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Siamo curiosi di conoscere, in merito, il pensiero del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che prima della nomina di governo ha guidato Legacoop dal 2002 e Adc, l’alleanza nata tra cooperative rosse e bianche dal 2013. Il mondo nel quale ha operato Poletti rappresenta al meglio la degenerazione di un sistema in cui l’originario spirito di solidarietà e mutualità è stato sacrificato alla logica del mercato, della competizione e del profitto, alla pari delle imprese di capitale. Insomma, Poletti ha portato l’idea di sfruttamento in salsa cooperativa al governo del paese ed il primo risultato è stato il “Job Act”, nel quale ad essere oggetto di un furto colossale è il futuro di milioni di giovani italiani destinati ad una precarietà infinita.”, conclude Iacovone.
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