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Almaviva. I lavoratori cedono al ricatto di azienda, governo e Cgil Cisl Uil

Con 590 voti favorevoli e 473 contrari (pochi gli astenuti) ha vinto il sì all'accordo-capestro su Almaviva anche per la sede di Roma che aveva visto le rsu aziendali respingerlo. Alla fine è stato questo l’esito del referendum indetto dalla Cgil Roma e Lazio che si è svolto ieri (27 dicembre) dalle 10 alle 17. il referendum ha visto la partecipazione di quasi 1.100 dipendenti del call center su 1.666. Dunque i lavoratori alla fine hanno dovuto votare come volevano azienda, governo e segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil, sfiduciando le stesse rsu cgil cisl uil di Roma che non avevano firmato su mandato degli stessi lavoratori e sulla base del no plebiscitario di primavera contro l'accordo. Per guadagnare solo tre mesi di ulteriore atroce sfruttamento dovrebbero l'annullare accordo di Roma, annullare lettere di licenziamento già ricevute, riunificare Napoli e Roma dopo avere separato inspiegabilmente le due sedi ai fini di un accordo che non poteva essere separato. Il tutto con la benedizione del governo. "Non ci sono più regole etiche, giuridiche e morali. Questa è la barbarie che si temeva" è il commento di Daniela Cortese della Usb Telecomunicazioni, "Ora Cgil Cisl Uil spieghino come giustificherebbero la rottura delle trattative del contratto nazionale delle telecomunicazioni, dal momento che le sue regole peggiori sono già tutte dentro questo accordo".
Noi lavoratori delle aziende del gruppo Tim possiamo guardare i lavoratori Almaviva e vederci come ci vorrebbero tutti tra un po'.

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