Il 6 dicembre scorso, dopo l’ennesimo anno di emorragia continua di posti di lavoro, IBM ha comunicato di voler espellere ulteriori 184 impiegati e 60 dirigenti e di trasferire 18 lavoratori dalle sedi di Bari, Cagliari, Catania, Genova e Palermo alla sede di Milano Segrate. IBM ha sempre dichiarato di non essere in crisi e contrariamente alle valutazioni e alle richieste dell’USB, IBM ha rifiutato aprioristicamente l’uso della CIGO, del Contratto di Solidarietà rimanendo ogni volta ferma sui licenziamenti.
Ad oggi ben 137 dipendenti,al prezzo di grandi sacrifici personali, di fronte alla minaccia di licenziamenti hanno preferito aderire al piano di “esodi” incentivati. Nonostante questo sacrificio pesante e drammatico, nell’incontro tenuto in Assolombarda il 17 gennaio, IBM è rimasta irremovibile sia sul numero delle teste da tagliare , che rimane di 184 e sia sui lavoratori da trasferire. Al contrario l’atteggiamento di IBM verso i dirigenti è molto più comprensivo sia sui numeri e sia sul piano degli incentivi.
Denunciamo la chiusura arrogante e arbitraria della multinazionale, tanto più che quest’ennesima procedura richiama in causa anche i profili professionali dichiarati in esubero e risolti nella trattativa conclusasi a marzo 2016 presso il Ministero del Lavoro. In quella sede IBM aveva assunto l’impegno di riqualificare e ricollocare le professionalità all’interno del perimetro aziendale.
Il piano di ristrutturazione avviato dalla multinazionale, non è altro che una brutale riduzione dei costi, fatta di licenziamenti collettivi, delocalizzazioni e trasferimenti di ramo d’azienda, a nostro avviso fittizi, verso i fornitori. L’azione di bonifica non riguarda solo i costi, ma anche la presenza sindacale, che per esempio a Roma viene azzerata.
Questa macelleria sociale, negli ultimi 12 mesi, solo per quanto riguarda l’Italia, ha toccato:
• i colleghi ceduti a Modis (305 dipendenti),
• i licenziamenti collettivi di primavera 2016 (290 dipendenti),
• una cessione di parte del Lab di Roma ad HCL (75 dipendenti),
• i licenziamenti in Sistemi Informativi (138 dipendenti),
• gli incentivi “spintanei” all’uscita di ottobre (110 dipendenti),
• ed altri licenziamenti individuali in molte sedi.
L’USB dichiara sin da subito di non essere disponibile ad avvallare i piani aziendali, ci aspettiamo che per il prossimo incontro del 2 febbraio, la direzione IBM venga al tavolo delle trattative con un atteggiamento diverso e chiuda la vicenda onorando gli impegni presi al Ministero del Lavoro, che ritiri i trasferimenti e raccolga le indicazioni avanzate dalle RSU.
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