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Puglia. Tre arresti per la bracciante morta di fatica sui campi

Tre persone sono state arrestate per la morte di una bracciante, Paola Clemente di 49 anni, il 13 luglio del 2015. La donna era letteralmente morta di fatica per un paga di 2 euro l’ora. La morte da sfinimento era avvenuta nelle campagne di Andria in Puglia.

La Procura di Trani aprì un’inchiesta e oggi tre dipendenti di un’agenzia di lavoro interinale di Noicattaro sono stati arrestati. I reati contestati sono quelli di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato e continuato, truffa aggravata e truffa ai danni dello Stato, reati per i quali rischiano fino a un massimo di 8 anni di reclusione. Si tratta del titolare della ditta addetta al trasporto delle braccianti agricole e una donna che aveva il compito di controllare le lavoratrici sui campi, tutti residenti nel Barese e nel Tarantino. Agli arresti domiciliari, invece, è finita la moglie del titolare della ditta di trasporto che, risultando falsamente presente nei campi quale bracciante agricola, percepiva indebitamente contributi pubblici per disoccupazione agricola, indennità di maternità e congedi.

Le indagini della magistratura hanno consentito di scoprire un nuovo sistema di sfruttamento dei braccianti agricoli, attraverso contratti di assunzione apparentemente regolari da parte di agenzie interinali, ma che in realtà mascherano una moderna forma di caporalato. Nelle buste paga, infatti, figurava un compenso mai realmente erogato ai lavoratori.

Finanzieri e poliziotti hanno eseguito anche un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di oltre 55 mila euro, il valore complessivo dei contributi spettanti ai braccianti agricoli e i contributi percepiti dall’arrestata. Gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Trani in attesa degli interrogatori di garanzia.

Da tempo in Puglia venivano crescendo le denunce per sfruttamento, tramite il caporalato legalizzato con le agenzie interinali, del lavoro bracciantile nei campi. A farne le spese immigrati ma anche braccianti italiani sottoposto a lavoro massacrante e paghe ridicole. Proprio da queste realtà ha preso avvio la campagna “Schiavi Mai” con cui attivisti sindacali dell’Usb e lavoratori, stanno battendo tutte le situazioni dove, nei fatti, si va riaffacciando il lavoro schiavistico dell’epoca moderna.

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