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La stabilizzazione è un diritto di tutti i precari

La frammentarietà implicita nella condizione di precarietà, la specificità delle varie realtà di precariato, devono essere superate da una norma che si propone di risolvere il problema precariato nel pubblico impiego. Altrimenti saremmo al paradosso per cui la precarietà stessa impedisce ad una norma di stabilizzazione di essere efficace. Se stabilizzazione deve essere che lo sia per tutti, senza distinzioni e senza cavilli, altrimenti invece di un’opportunità rischia di diventare un danno per coloro, e non sono pochi, che resteranno esclusi dalla norma Madia.

Il diritto alla stabilizzazione non può essere determinato da una tipologia contrattuale o da un sistema di pagamento. Se il precariato è un sopruso e va sanato, tutti i precari hanno diritto ad essere stabilizzati.

Il diritto o è o non è!

La norma Madia, proprio in funzione di una sua reale efficacia, deve essere modificata nel senso dell’inclusione di tutte le tipologie di precariato nel percorso di stabilizzazione e per rendere utilizzabili perle assunzioni tutte le risorse disponibili.

STABILIZZAZIONE PER TUTTI I PRECARI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!

Questa è l'unica parola d'ordine che conosciamo!

Dalla Sanità agli Enti Locali, dalla Ricerca all’Università, passando per i ministeri e vigili del fuoco, i lavoratori precari sono fondamentali per il funzionamento del settore pubblico e sono garanzia per l'erogazione dei servizi ai cittadini. Stabilizzarli è quindi fondamentale per riconoscere a loro il più che legittimo diritto al futuro e assicurare ai cittadini la continuità dei servizi, già malmessi a causa dei continui tagli che i governi
praticano senza soluzione di continuità.

È il momento di rivendicare la propria funzione e pretendere che questa sia riconosciuta con la stabilizzazione.

È il tempo di prendere in mano il proprio futuro e determinare il proprio destino, come
hanno fatto le educatrici dei nidi e i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità…

…La stabilizzazione si conquista con le lotte!

Giovedì 30 marzo

SCIOPERO PRECARIO

dalle ore 10,30

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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1 Commento


  • a-precario

    Nelle lotte occorre però indicare una prospettiva e non chiedere una mera stabilizzazione nella speranza che venga concessa.

    Io ho 45 anni e sono stato precario della ricerca quasi ininterrottamente per 17 anni fra borse, dottorato (senza borsa), assegni e contratti vari. Non sono certo bruscolini, è tutta la vita. Ora sono disoccupato da due anni e ho iniziato da poco il terzo anno di disoccupazione, senza alcuna prospettiva futura.

    Cosa si chiede? La stabilizzazione una tantum dei soli precari in essere? O magari di quelli, sempre una tantum, che negli ultimi 5 anni ne hanno almeno 3? Beh, io sono già fuori da entrambe e buonanotte. Diciassette anni di vita buttati via per due di disoccupazione.

    La prospettiva minima, anche per una sola rivendicazione di categoria, è la creazione di strutture organizzative apposite per censire prima e gestire poi TUTTE le posizioni frammentate. La struttura deve diventare poi permanente nel gestire reclutamento per impedire che il problema riprenda da capo.

    Questa prospettiva minima non ha nessuna possibilità di successo se non esce dalla mera rivendicazione di categoria per saldarsi con altre rivendicazioni di tutti i settori del mondo del lavoro dipendente e dei piccoli commercianti colpiti dalla crisi. Ovvero se non avviene dentro una progetto più grande che si propone un organizzazione in grado di governare anche le altre sofferenze al di fuori del pubblico impiego.

    Chissà perché ma ho la sensazione non verrà proposto nulla che vagamente somigli a questo, ma magari mi sbaglio.

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