E’ iniziato alle 19 di ieri, mercoledì 19, luglio e si concluderà alle 7 di venerdì 21 lo sciopero proclamato all’Ilva dall’Unione Sindacale di Base. Uno sciopero che coincide con il primo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico con la cordata Arcelor Mittal sul futuro industriale dell’azienda, la mattina del 20 luglio. I lavoratori di Taranto sono partiti in pullman poco dopo la mezzanotte di ieri per essere presenti in massa al presidio che si terrà Mise a partire dalle 9,30 di oggi.
Non sarà una scampagnata, perché il 20 inizia una trattativa durissima con una proprietà che ha subito annunciato oltre 4.000 esuberi e la rivisitazione dei contratti di lavoro. Usb ha espresso da tempo il proprio no allo scenario presentato da Arcelor Mittal, la cui arroganza lascia forti dubbi sulla produzione futura negli stabilimenti di Taranto e Genova. Dubbi che tra i lavoratori si sono trasformati in rabbia per gli esuberi e per il silenzio che invece accompagna i temi appalto, salute e ambiente. Rabbia sfociata a più riprese in aperte contestazioni ai confederali e alla loro linea morbidissima di assecondamento della linea del governo.
Dal 2012 Usb rivendica l’opposizione all’intero processo di vendita di uno degli ultimi grandi settori strategici dell’industria manifatturiera italiana, perché non ne garantisce il rilancio e scarica il risanamento aziendale sulla collettività. Un metodo già fallito proprio all’Ilva e di drammatica attualità anche in Alitalia e a Piombino, così come in altre realtà italiane.
Non aver voluto prendere in considerazione la nazionalizzazione è una decisione politica del governo, tanto ideologica quanto inaccettabile. Lo stesso governo che stanzia decine di miliardi per salvare banche private, come MPS e le banche venete, fallite per le operazioni speculative di imprenditori privati, ma non permette che lo Stato spenda un centesimo per salvare i posti di lavoro. In queste condizioni avallare la svendita dell’Ilva a Arcelor Mittal sarebbe un grave errore che verrà pagato in futuro dai lavoratori e dal paese.
A Roma si uniranno ai lavoratori dell’Ilva, in segno di solidarietà, i lavoratori di Alitalia, Piaggio, Tecnomessapia oltre a delegazioni di altre aziende in crisi, uniti nella voglia di fermare questo Governo nella scellerata svendita del nostro patrimonio industriale al peggior offerente.
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