E’ un copione già conosciuto quello che si sta consumando a Genova all’ingresso della torre A di Erzelli, sede di Liguria Digitale, Esaote/Ebit e, ancora per poco, Ericsson.
In questo momento i dipendenti della multinazionale svedese stanno inscenando un presidio di protesta contro il licenziamento di 60 colleghi, comunicato ai diretti interessati la sera di venerdì 21 luglio mediante comunicazione via posta elettronica.
E’ questo il dettaglio maggiormente e unicamente contestato da tutte le forze politiche e sindacali che si sono espresse “sdegnatamente” in merito.
Ciò che istituzionalmente si “contesta” è il mezzo, la comunicazione via mail, non il fine; ovvero l’apertura dell’ennesima crisi in un tessuto produttivo ormai esangue, in cui il pubblico sperpera costantemente fondi a supporto di un privato mai chiamato a dare garanzie e che licenzia con i bilanci in attivo.
Fin qui tutto mestamente “regolare”, ciò che forse marca una differenza rispetto ad altre vertenze, certamente più estese rispetto a quella Ericsson – penso in prima battuta a Ilva e Alitalia – è la passività con cui i lavoratori dell’azienda hanno vissuto il percorso che li ha condotti ad un epilogo ormai scontato.
Nella questione ha certamente pesato l’essere rappresentati da sigle sindacali – CISL e CGIL – che sarebbe riduttivo definire squalificate, così come cercare sponde politiche in compagini che della demolizione delle tutele lavorative hanno fatto bandiera.
L’appello stanco a un intervento del governo, insomma, più che un urlo di rabbia, suona come una campana a morto, ancor di più perché rappresentanze sindacali e lavoratori non hanno mai posto una reale critica alla gestione dell’insediamento Ericsson a Erzelli (con i famosi fondi pubblici elargiti senza esigere e vincolare la multinazionale svedese a un piano industriale strutturato nel tempo) e nemmeno hanno elaborato una propria via di uscita dalla situazione, oppure cercato di creare convergenze con le altre crisi occupazionali che attanagliano l’economia cittadina – dalle vertenze Ilva a quelle di Amiu e Amt.
Ognuno per se e dio per tutti, con risultati che sono visibili a chiunque, in cui a vincere, saranno quasi certamente ancora una volta i padroni.”
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