San ferdinando di Rosarno – La decisione della costruzione dell’ennesima tendopoli nasce come cita la nota odierna della stessa Prefetto di Reggio Calabria con “Protocollo operativo sottoscritto il 19 febbraio 2016 tra la Prefettura, la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria, la Croce Rossa Italiana, i Comuni di San Ferdinando e di Rosarno, la Caritas Diocesana di Oppido Mamertina e gli Organismi umanitari Emergency e ME.D.U.”
Quindi senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati, ovvero gli uomini e le donne oggi costretti a finire nell’ennesima tendopoli. Quindi l’USB non ha mai condiviso l’attendamento come soluzione.
Come lavoratori ed abitanti abbiamo da sempre ribadito la nostra contrarietà all’attendamento in una situazione strutturale che richiede l’inserimento abitativo come unica soluzione. Questa nostra posizione, discussa ed approvata nelle riunioni ed assemblee con i lavoratori, è stata di nuovo ribadita lo scorso 2 agosto pomeriggio presso la Prefettura di Reggio Calabria. Perché le strutture ci sono e lo dicono anche i dati censiti dall’Istat, così facendo i lavoratori troverebbero condizioni abitative dignitose senza pesare sulla collettività ed a carico anche dei datori di lavoro come da contratto, o in parte con i fondi europei destinati all’agricoltura.
Vogliamo ricordare che la dotazione finanziaria totale del Piano di Sviluppo Rurale Calabria (PSR) 2014-2020 è pari a 1 miliardo 103.562 euro.
Però sembra che con il “Protocollo operativo sottoscritto il 19 febbraio 2016” abbiano deciso il destino dei lavoratori condannandoli all’ennesima ghettizzazione. E coloro i quali hanno assunto tale decisione devono ancora risposte adeguate ai lavoratori rispetto alla condizione disumana in cui viviamo.
Per la nuova tendopoli le nostre richieste, già note al Prefetto di Reggio Calabria, come lavoratori ed abitanti sono:
1- La garanzia effettiva della sistemazione per tutte le persone (oltre 2000 persone che attualmente si trovano in altre regioni per la stagione estiva di lavoro) che hanno sempre avuto la tendopoli come luogo di dimora nel comune di San Ferdinando.
2- La sistemazione effettiva per tutte le persone che oggi si trovano nell’attuale tendopoli.
3- L’autonomia nella gestione della cucina. Ovvero non vogliamo nessuna imposizione culinaria. Insomma libertà nella scelta e nella gestione di ciò che ognuno vuol mangiare.
4- Libertà di accesso e la creazione di spazi di socializzazione, evitando l’utilizzo di dispositivi che possano compromettere o offendere la piena affermazione dei fondamentali principi, a tutela della dignità delle persone.
5- La convocazione di un tavolo permanente sulla stabilità abitativa per gli stanziali e il rispetto delle norme contrattuali, coinvolgendo la Regione e i comuni interessati nonché i datori di lavoro e le organizzazioni dei lavoratori.
Qualsiasi tentativo di strumentalizzare le nostre richieste e la nostra lotta è destinato al fallimento. Perché chiediamo semplicemente il rispetto dei nostri diritti sindacali e sociali nonché della nostra dignità.
Venerdì 18 saremo presenti come USB per presenziare alle operazioni e verificare che avvengono senza forzature e solo su base volontaria, come ribadito del resto dalla Prefettura reggina.
P.s. Alla presenza di sindacalisti non venduti i giornali locali hanno dedicato articoli di questo genere (http://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/item/61047-la-tendopoli-provvisoria-e-i-turisti-della-rivoluzione). Se non stessimo parlando di vere tragedie, comparirebbe sullo sfondo il Razzi imitato da Crozza (“amico mio, fatte li cazzi toi…”).
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