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Giovedì 7 settembre presidio dei lavoratori Atac in Campidoglio

Il futuro dell’azienda Atac, contro ogni previsione, sembra essere sempre più incerto. La scelta della sindaca Raggi di procedere verso il concordato, sventolato come unica alternativa al risanamento dell’ingente debito dell’azienda municipalizzata di Roma, desta non poche perplessità. Rimettendo le sorti dell’azienda nelle mani di un tribunale, quale responsabilità si sta assumendo la giunta pentastellata nei confronti dei cittadini e degli oltre 11.000 lavoratori di Atac che già pagano tutti i giorni per la mala gestione politica di un servizio pubblico? Gli stessi che hanno espresso in massa parere favorevole all’impegno assunto in campagna elettorale di  mantenere pubblici i servizi essenziali alla cittadinanza e che oggi si sentono traditi da una scelta piena di insidie, maturata oltretutto senza il confronto con il consiglio comunale e con le parti sociali.

Usb è fermamente convinta che per salvare Atac e il trasporto pubblico romano ci voglia prima di tutto del tempo. E di proposte concrete ne ha avanzate negli anni.

Procedere con il prolungamento del contratto di servizio ad Atac al 2024 e con un piano industriale che preveda un rientro del debito dilazionato nei prossimi sette anni è una prima soluzione. Visto che quasi la metà del debito di Atac è verso le istituzioni pubbliche, come ad esempio la Regione Lazio ed il Comune di Roma, la ricontrattazione del debito nei confronti di queste istituzioni metterebbe già al riparo l’azienda dal fallimento.

Rivedere le quote del Fondo nazionale dei trasporti con il Ministero e la Regione, prevedendone un adeguato incremento, visto l’aumentare in modo esponenziale dei milioni di utenti e turisti che Roma trasporta ogni giorno, è un altro atto responsabile e necessario dalle forze politiche che governano la città ed il Paese.

Così come lavorare per la costruzione di un’unica Azienda Regionale Pubblica del Trasporto che consentirebbe una gestione più razionale delle risorse economiche e che, contrastandone lo spezzettamento e l’avanzamento della mal gestione dei privati, garantirebbe una migliore qualità del servizio ed il mantenimento dei livelli occupazionali.

Queste sono solo alcune delle fattive alternative che si potrebbero mettere in campo per scongiurare il rischio del fallimento di Atac e che abbiamo ribadito in una lettera aperta inviata a tutti i capigruppo consiliari. Ed è ciò che rappresenteremo assieme ai lavoratori in piazza del Campidoglio il 7 settembre, quando la sindaca sarà chiamata ad illustrare proprio al Consiglio Comunale  il suo piano lacrime e sangue. La mobilitazione proseguirà fino allo sciopero cittadino già proclamato dall’Unione Sindacale di Base per il 29 settembre, in difesa dei servizi pubblici della nostra città.

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