La multinazionale svedese Ericsson continua a licenziare. In questi giorni ha concluso la procedura di licenziamento collettivo per 67 lavoratori, in luglio ne aveva licenziati altri 182, mentre si annuncia una nuova ondata di 600 esuberi. Gli ultimi licenziamenti, spiegano i sindacati, sono avvenuti la sera di venerdì 29 settembre tramite mail.
I sindacati hanno indetto per oggi (giovedì 5 ottobre) lo sciopero generale del gruppo e una manifestazione nazionale a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico (oltre al blocco delle prestazioni straordinarie e della reperibilità dal 17 ottobre al 30 novembre).
Martedì 3 ottobre si è svolto a Roma l’incontro tra il nuovo amministratore delegato di Ericsson e il Coordinamento sindacale (unitamente alle segreterie nazionali). “L’amministratore delegato ha annunciato un taglio di circa 1 miliardo di euro a livello mondiale, di cui la regione Europa e America latina dovrà contribuire per circa il 40 per cento” spiegano i sindacati: “Per l’Italia sono annunciati 600 esuberi da risolvere dentro il primo semestre del 2018. Ericsson al momento non è in grado di dare alcuna certezza sul futuro anche perché, sempre secondo l’amministratore delegato, la ripartenza degli investimenti nel settore è prevista non prima del 2019″. La delegazione sindacale ha “diffidato Ericsson a ripercorrere soluzioni traumatiche e unilaterali”, e ha ricordato come “l’utilizzo di strumenti conservativi avrebbe evitato gli oltre 200 licenziamenti effettuati tra luglio e settembre”. Inoltre ha anche “stigmatizzato il comportamento di Ericsson, che insieme a Zte si è sottratta a qualsiasi confronto con il ministero dello Sviluppo economico per la ricollocazione del personale”.
Uno sciopero si è tenuto anche ieri mercoledì 4 ottobre a Genova, dopo l’assemblea sindacale convocata per discutere l’avvio della quindicesima procedura di licenziamento collettivo dal 2006 a oggi, annunciata appunto a Roma. Nello stabilimento di Genova, negli ultimi dieci anni, i lavoratori Ericsson sono passati da 1.200 a 550.
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Maledetti
Grazie al governo che rimane a guardare fragandosene