Appare alquanto bizzarro il balletto al quale si assiste da circa un mese tra Governo, Regione e Comune di Roma. Con missive degne di un romanzo a puntate, l’uno contro l’altro giocano a nascondere le proprie responsabilità per il drastico calo del PIL e la crisi occupazionale profonda che ha portato la Capitale al collasso.
Da una parte il ministro Calenda prima rimane completamente inerte di fronte a crisi occupazionali epocali come quelle di Almaviva e Sky e a quella irrisolta di Alitalia, poi sfodera improvvisamente fondi importanti dopo che migliaia di persone hanno già perso il posto di lavoro. Che il governo decida di mettere risorse su Roma è una buona notizia, ma se si fosse intervenuti prima la crisi forse avrebbe prodotto conseguenze meno serie.
Dall’altra parte la Regione, che negli ultimi anni ha ridotto inspiegabilmente gran parte dei fondi destinati al Comune, essenziali per garantire servizi pubblici come il trasporto, la sanità e i rifiuti, ha aggravato ulteriormente la sofferenza economica delle aziende partecipate che gestiscono tali servizi.
Ma l’attuale amministrazione comunale ha la sua fetta di responsabilità. Quella di non aver chiesto in maniera adeguata a Regione e Governo la fruizione dei fondi stanziati, strettamente necessari a garantire il rilancio della città di Roma. Quella di aver deciso di sottoscrivere un patto con le organizzazioni sindacali che negli anni hanno appoggiato e sostenuto forze politiche e dirigenze che hanno permesso il radicarsi di un sistema corrotto e mafioso nella gestione dei servizi pubblici. E quella ancor più grave di essersi sottratta alla responsabilità di gestire il processo di risanamento dei servizi, a partire dall’azienda Atac, demandando al tribunale fallimentare l’ipotesi di salvataggio.
Ma l’esigenza di attivare nell’immediato una cabina di regia tra Governo, Regione e Comune assieme alle parti sociali trova la nostra piena condivisione. Così come la necessità di prevedere da subito un piano di intervento economico straordinario che dia una boccata di ossigeno alla città, attraverso l’utilizzo dei fondi europei, nazionali e regionali. E tra le priorità non può mancare un piano di vero rilancio dell’occupazione, che non può ridursi certo alle politiche “passive” della Regione, né tanto meno all’agonia della Naspi o agli incentivi alle imprese come per l’industria 4.0. Per risollevare il PIL della Capitale bisogna creare occupazione duratura, eliminando il lavoro precario e gratuito. Per questo riteniamo indispensabile che la cabina di regia coinvolga anche le organizzazioni sindacali che negli anni hanno portato alla luce i disagi e le responsabilità di questo disastro e che hanno come unica bandiera il benessere collettivo e la giustizia sociale.
In occasione della riunione tra Regione, Comune e Governo, ieri pomeriggio i lavoratori delle aziende in crisi hanno manifestato sotto la sede del Ministero dello Sviluppo Economico.
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