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Ilva: prima di tutto c’è il diritto alla salute

Come USB abbiamo, sin dal primo giorno, sostenuto la bontà del ricorso presentato dalla regione Puglia dal Comune di Taranto contro il decreto della presidenza del consiglio dei ministri che ha approvato il piano ambientale di ArcelorMittal. La ragione è semplice: Taranto, i suoi cittadini e lavoratori dell’Ilva devono essere tutelati dopo decenni di complicità, omertà scandalose connivenze che hanno fatto di questa città la città dei veleni. Colpisce che ci siano organizzazioni sindacali che contrastano il il ricorso e che spingono per chiudere velocemente la partita con la multinazionale dell’acciaio. Colpisce per più motivi. In primo luogo perché la storia industriale di questo paese è disseminata di disastri ambientali, occupazionali e sociali, purtroppo molto spesso condivisi dalle grandi centrali sindacali. In questo senso le dichiarazioni entusiastiche sulla bontà della cessione ad ArcelorMittal sono del tutto fuori luogo e destituite di ogni fondamento reale. E’ quindi giusto rivendicare garanzie e investimenti concreti per il futuro della città, dello stabilimento e della salute. Prima dell’acciaio, prima dei profitti delle multinazionali, prima delle fumose quanto aleatorie promesse del governo e del ministero della sviluppo economico c’è la salute, un diritto inalienabile, un diritto da conquistare per questa città. In secondo luogo occorre prendere atto purtroppo che i nostri appelli ad una mobilitazione di tutti lavoratori Ilva non sono stati mai raccolti dalle altre organizzazioni sindacali e che oggi grazie al ricorso presentato dalla regione e del Comune è possibile ottenere più di quello che le vecchie stantie liturgie di CGIL CISL UIL potevano immaginare. Occorre quanto prima ottenere impegni concreti ed esigibili. Non sono sufficienti protocolli di buone intenzioni, il governo ha il dovere di decretare stanziando risorse adeguate per Taranto e per Ilva.
Sergio Bellavita USB nazionale
Francesco Rizzo USB Taranto

 

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