Anche l’anno scolastico in corso è segnato dalla tassa sull’istruzione pubblica chiamata “Contributo volontario per la scuola”, che viene incassata direttamente dall’istituto per “finanziare l’ampliamento dell’offerta culturale e formativa”. Trattandosi di un contributo facoltativo è detraibile al 19% dalla dichiarazione dei redditi. Purtroppo, i genitori denunciano una situazione che non ha nulla di “volontario”. Infatti, anche in molte scuole di Catania, presidi e consigli d’istituto hanno imposto il versamento rendendolo di fatto obbligatorio, pena la non iscrizione ai corsi per le studentesse e gli studenti che non sono in regola con il “contributo volontario”.
Il Miur , nel 2012, con un’apposita circolare ,e l’anno con una seconda circolare invitava “tutti i dirigenti scolastici ad astenersi, sia all’atto dell’iscrizione che nel corso dell’anno scolastico, da qualunque comportamento volto ad esigere coattivamente il versamento di contributi il cui carattere resta assolutamente volontario.”
Ma nulla è successo! La “Buona scuola” renziana , che ha reso i presidi sceriffi e manager, ha di fatto “istituzionalizzato” nelle scuole pubbliche statali, di ogni ordine e grado, il pagamento del “contributo volontario”, oppure niente corsi per le figlie e figli dei genitori “evasori” .
L’USB denuncia la persistente violazione del DIRITTO ALLO STUDIO e condanna la forma ricattatoria e vessatoria del “contributo volontario”, un ulteriore attacco alla scuola pubblica statale.
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