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Sciopero 8 marzo: parlano non sapendo di cosa parlano

La querelle che si è scatenata intorno allo sciopero delle donne dell’8 marzo continua e a scomodarsi sono dirigenti politici e amministrativi che, ben lungi dal cercare di capire di cosa si stia parlando, colgono l’occasione per lanciare nuovi strali al diritto di sciopero.

Sarà bene fare chiarezza. L’8 marzo, su richiesta esplicita a tutte le organizzazioni sindacali da parte della piattaforma NON UNA DI MENO, la USB ha proclamato lo sciopero generale di tutte le categorie.

Non essendo possibile dichiarare sciopero solo per le donne, ovviamente la proclamazione comprendeva ogni lavoratrice e lavoratore che avesse l’intenzione di sostenere la piattaforma dell’8 marzo. Quindi uno sciopero che non era rivolto alle iscritte e agli iscritti all’USB ma uno sciopero a disposizione di una piattaforma di genere.

Quindi uno sciopero che poteva essere praticato da chiunque in quelle parole d’ordine si riconoscesse, a prescindere dalla presenza o meno dell’USB in quel determinato luogo di lavoro. Quindi anche in ATM come al catasto o all’Alitalia o all’ILVA, fatte salve le franchigie previste per il periodo post elettorale, chiunque poteva aderire o meno allo sciopero a prescindere dalla presenza di USB al suo interno.

Riteniamo che i soggetti che oggi sprecano carta e calamaio per renderci edotti del loro pensiero sapessero perfettamente che quello appena delineato era il quadro vero della situazione ma che abbiano colto l’attimo per speculare attorno a quello che la borghesia italiana ritiene essere un’inutile prassi da debellare al più presto: il diritto di sciopero. Dovrebbero invece esercitarsi sui contenuti dello sciopero in questione e degli scioperi in generale.

Premesso che i salari italiani sono tra i più bassi in assoluto in Europa e che quindi nessuno/a aderisce con leggiadria ad una azione di lotta che costa in termini di riduzione del salario, chi sciopera lo fa perché ripone ancora in quell’azione di protesta fiducia per il cambiamento. Un cambiamento che, nel caso specifico dello sciopero dell’8 marzo, ci riguarda tutti, che parla a tutti e su cui tutti dovremmo impegnarci.

Non varrebbe la pena spendere qualche riflessione in più su questo, piuttosto che su una sciocca, inutile, puerile querelle che non produce nessun avanzamento e progresso sociale? Oppure 120 femminicidi nel 2017 non valgono uno sciopero?

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