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Melfi come Termoli: a FCA interessano la salute e la vita dei lavoratori?

Massimo era un operaio con seri problemi cardiaci e aveva chiesto all’azienda di essere nuovamente esonerato dal turno di notte a causa della sua patologia. È morto prima che gli venisse rinnovata l’esenzione, ed è morto proprio mentre lavorava sul turno di notte.


Scrivono i mezzi di informazione che la magistratura, su richiesta dei familiari, ha fatto riesumare il corpo per accertamenti su eventuali responsabilità aziendali e che risulterebbero indagate tre persone della Fca di Termoli.
Quanto accaduto a Massimo deve far riflettere tutto il personale addetto alla verifica delle condizioni di salute all’interno di tutti gli stabilimenti Fca.


Sempre più spesso raccogliamo segnalazioni di lavoratori dello stabilimento di Melfi, con patologie simili a quelle di Massimo, che vengono collocati su postazioni al limite delle loro possibilità.


Lavoratori che lamentano la macchinosità degli apparati aziendali e la lentezza con cui si muovono gli organi di vigilanza esterni, ma non solo. Lamentano la scarsa attenzione che gli stessi mettono nel valutare le idoneità allo svolgimento di determinati lavori. La situazione desta enorme insofferenza tra gli operai, che nutrono legittime preoccupazioni in merito al rischio di vedere aggravata la loro già precaria condizione di salute.


L’Unione Sindacale di Base pochi mesi fa ha segnalato all’Asp di Potenza e all’ispettorato di Potenza tali lamentele affinché intervenissero sulle valutazioni di idoneità rilasciate dalla sala medica della Fca di Melfi ai dipendenti. A oggi non sappiamo se è stata fatta la verifica, evidentemente certi apparati si muovono proprio come denunciato dai lavoratori.


Non è nostra intenzione associare la richiesta di accertamenti a Melfi alla morte del lavoratore molisano però è evidente che c’è un legame oggettivo tra gli avvenimenti, non può essere considerata una pura coincidenza che in entrambe le situazioni sia coinvolta la figura dei responsabili aziendali chiamati a valutare l’idoneità dei lavoratori con limitazioni, seppur con problemi di salute anche differenti.


Bisogna assolutamente affrontare questo problema a tutti i livelli e farlo velocemente, in tutti i posto di lavoro si muore quotidianamente per mille motivi, ormai è una strage di proporzioni enormi.


Il caso di Massimo deve essere un monito per coloro che mettono il profitto e la produzione prima della sicurezza dei propri dipendenti.
Il nostro auspicio è che gli organi competenti facciano chiarezza sulla morte di Massimo e che eventuali colpevoli paghino per le loro responsabilità.

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