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Lavoratori in appalto nella morsa cooperative-caporalato

Negli ultimi giorni e ore la magistratura sta mettendo mano, anche sulla scorta delle denunce circostanziate presentate dall’Unione Sindacale di Base sia alla Magistratura che agli Ispettorati del Lavoro, al mondo cooperativo che nel mercato del lavoro si incarica di fornire alle aziende committenti, tutte grosse multinazionali o holding, i lavoratori necessari al proprio ciclo produttivo.

La filiera della logistica, in particolare, si è sempre avvalsa di questa intermediazione delle cooperative a cui viene appaltato il lavoro e questo ha prodotto enormi momenti di crisi produttiva e di distribuzione dovuti alle lotte dure da parte dei facchini perché le cooperative in genere cercano di risparmiare, e quindi di trarre maggiori utili, attraverso la mancata applicazione del contratto, utilizzando il ricatto dei licenziamenti punitivi, modificando la propria denominazione sociale e il proprio codice fiscale facendo sparire completamente gli accantonamenti di TFR, imponendo ai propri soci e dipendenti cambi di contratto di riferimento che producono arretramenti salariali pesantissimi come accaduto recentemente con la CO. SE. PI., oggi in liquidazione coatta e commissariata dal Mise etc.

Insomma moderne forme di caporalato dietro cui sempre più spesso si cela anche il vero e proprio malaffare.

I numerosi arresti della cooperativa Premium, del Consorzio Ceva che lavorava per la logistica della Leroy Merlin, avvenuti un paio di settimane fa proprio dietro denuncia dell’USB di Piacenza e, ultima in ordine di tempo, la vicenda, questa volta nel settore alimentare, della DALCOSAC nel Macello Padania, cooperativa già denunciata dai lavoratori perché alcuni capetti interni truffavano i lavoratori facendosi pagare per andare in ferie e sottraendo loro i benefici contrattuali, posta sotto sequestro giudiziario da parte della Magistratura di Brindisi perché indagata per possibili infiltrazioni della malavita organizzata, ci dicono che quel mondo è intriso di malaffare e che a far le spese di questo malaffare sono i lavoratori.

USB sta conducendo da tempo una dura campagna di lotta e di denuncia contro il caporalato, quello nuovo di settori quali la logistica o l’alimentare e quello mai scomparso di vecchia fatta del bracciantato e dell’edilizia, sostenendo che è lo strumento dell’appalto di mano d’opera il vero strumento da scardinare, costringendo invece le aziende, tutte, anche le multinazionali che si nascondono dietro le diverse normative dei paesi di origine, a reinternalizzare servizi e maestranze. Solo così potrà tornare la trasparenza, solo così saranno garantiti i lavoratori e i loro diritti.

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