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Logistica, mentre la magistratura arresta e sequestra c’è chi ha il coraggio di attaccare USB

Adesso che anche i media nazionali si occupano del verminaio di sfruttamento che alligna nel mondo della logistica, la ditta SEAM di Pontecagnano comunica di non volere più avere a che fare con l’Unione Sindacale di Base, accusata di “puerilità” per le sue lotte in difesa dei lavoratori e perché esige che cessino le contestazioni disciplinari contro chi protesta per le aggressioni ai facchini.

Ci sarebbe da ridere, se non avessimo dovuto già piangere lacrime di sangue in una realtà fatta di appalti e subappalti, di cooperative fantasma, di violazioni delle leggi e dei diritti, di evasioni fiscali e contributive. Un mondo di malaffare, in sostanza, scoperchiato dalle inchieste della magistratura avviate anche grazie alle denunce e alle lotte di USB.

Inchieste che hanno portato ad arresti pesanti, come quello a giugno 2018 di Giancarlo Bolondi, titolare di Premium Net (servizi di logistica attraverso 28 finte cooperative definite nell’inchiesta “scatole vuote”); quello a novembre di Renato Pingue, capo dell’Ispettorato interregionale del lavoro di Napoli, che “proteggeva” dai controlli la cooperativa SVA, anche questa di Pontecagnano; quello a dicembre di Giovanni Attanasio detto “il presidente”, che da Pontecagnano controllava, senza comparire, un impero di società, cooperative e finte cooperative. Come scrive la procura di Salerno, Attanasio è il “dominus, nonostante non figuri tra gli organigrammi delle società”. O, come più prosaicamente lo definiscono i boss del clan camorristico Pecoraro-Renna, “chillu scurnacchiat” che “addà ringrazià a tutt quant nuie ra malavita, ca oggi sta accussì”.

Prendiamo la SEAM, ragione sociale completa “SEAM Servizi Ambientali Srl”. “Il presidente” non compare, ma il 50% della società risulta intestato alla figlia, l’altro 50% a un suo dipendente. Fa quindi sorridere che nel “contro-comunicato” (sic!) SEAM sia scritto che “la vicenda che vede chiamato in causa il Sig.Giovanni Attanasio non coinvolge la società e la sua operatività”.

SEAM non vuole più parlare con USB? Evidentemente preferiscono interlocutori più malleabili, sensibili alle lusinghe. Noi, anche per difendere la memoria e l’impegno di Abd Elsalam, dipendente SEAM e sindacalista USB ucciso da un tir durante una protesta ai cancelli GLS, non faremo un passo indietro nelle nostre denunce, nelle nostre battaglie contro il sistema del caporalato e dello sfruttamento messo su nella logistica dalle finte cooperative che lavorano sotto l’ombra minacciosa della camorra. E se fossimo nei panni delle specchiate multinazionali che di queste finte cooperative si servono, qualche domanda ce la saremmo posta già da tempo.

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