I dati preliminari sullo sciopero nazionale del Pubblico Impiego indetto dall’Unione Sindacale di Base confermano che i dipendenti pubblici vogliono cambiare e che USB e sulla strada giusta: si registrano risultati importanti in alcune amministrazioni centrali, come all’Inps dove ha scioperato il 17% dei lavoratori, e territoriali come quelle della Sanità, con diversi ospedali come il San Salvatore a L’Aquila operativi ai livelli minimi.
USB ha manifestato a Roma al Dipartimento della Funzione Pubblica, in Piazzetta Vidoni, e davanti al Ministero della Salute, nonché nelle principali città italiane.
A Palermo il sindaco Orlando si è unito ai lavoratori che ribadivano il no ai progetti di autonomia differenziata, sorreggendo con loro lo striscione “Il Sud conta”.
A Catanzaro i vigili del fuoco precari aderenti a USB hanno contestato il ministro Salvini in tour elettorale, vedendosi per tutta risposta etichettare come “zanzare, mosche e sfigati dei centri sociali”.
A Roma il capo di gabinetto della Funzione Pubblica Sergio Ferdinandi ha ricevuto una delegazione USB. Nel corso dell’incontro sono state esposte le motivazioni alla base dello sciopero, a partire dall’esigenza di stanziamenti veri per il rinnovo dei contratti scaduti a dicembre, per restituire salari e dignità alla funzione di argine alle diseguaglianze svolta dai lavoratori pubblici, proseguendo con la necessità di un piano straordinario di assunzioni che non solo elimini il problema dei precari – LSU, discontinui dei VVFF, precari della ricerca, solo per citarne alcuni – ma che produca anche nuova e vera occupazione all’interno di settori ormai allo stremo per carenza di personale.
USB ha rappresentato al governo la netta contrarietà al progetto di autonomia differenziata che non può produrre altro che un acuirsi delle diseguaglianze tra cittadini e lavoratori di serie A e di serie B, in un Paese in cui milioni di italiani non possono più curarsi e dove l’abbandono scolastico sta toccando cifre allarmanti.
Allo stesso modo abbiamo rappresentato la netta contrarietà ai controlli biometrici e alla riproposizione sempre più marcata dei sistemi di valutazione che vanno sempre, ancora una volta, nella direzione di un clima di caccia alle streghe nei confronti dei dipendenti pubblici.
Su molti dei punti toccati la delegazione ministeriale ha manifestato attenzione, facendo però intendere la difficoltà in cui si muove il Dipartimento, stretto tra i vincoli di bilancio e le competenze di altri dicasteri, difficoltà che impediscono di trovare soluzioni concrete, certe e in tempi rapidi ai problemi da noi posti.
L’incontro è la conferma che questo governo del cambiamento ha fatto solo uno slogan, e che di fronte ai fatti concreti – contratti, precariato, assunzioni – muove solo impercettibili passi, insoddisfacenti per i milioni di dipendenti pubblici che chiedono a gran voce di poter esercitare la loro funzione, di continuare a poter erogare con continuità i servizi pubblici, con contratti dignitosi, risorse, nuove assunzioni, soluzione al problema del mansionismo.
Non ci fermiamo con la giornata di oggi: i dipendenti pubblici vogliono cambiare, ma davvero!
Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego
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