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Ilva/Arcelor-Mittal. “Il governo revochi l’accordo e nazionalizzi lo stabilimento”

Ore di discussione sui lavoratori Ilva in Amministrazione straordinaria per terminare l’incontro con un “nulla di fatto” e senza trovare una soluzione condivisa. Abbiamo trovato un muro alzato dai gestori dello stabilimento, ArcelorMittal, che non hanno nessuna intenzione di dialogare in merito agli errori commessi e non sono disponibili ad intavolare nessun tipo di accordo. Inoltre ArcelorMittal ribadisce che questa loro posizione era già irremovibile prima della sentenza a loro sfavore emessa dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Taranto e che li obbligava alla pubblicazione delle graduatorie del lavoratori in base alla quale sono stati scelti i criteri di assunzione in fabbrica o di esclusione dei lavoratori quindi posti in Amministrazione straordinaria.

ArcelorMittal ha un atteggiamento ambiguo che prende in giro l’intera città di Taranto, non solo i lavoratori: da una parte dà l’impressione di essere aperta e presente negli eventi pubblici vissuti dalla comunità, dall’altra mostra segni di indifferenza e disprezzo rispetto al sacrosanto diritto alla salute e al lavoro dei lavoratori e dei cittadini.

La richiesta della cassa integrazione per ulteriori 1400 lavoratori, oltre ai 2700 in Amministrazione straordinaria a seguito dell’accordo sindacale, giunge a margine del tentativo che il sindacato USB ha fatto per chiudere in maniera conciliante la questione lavoratori in AS a seguito della sentenza del Giudice del Lavoro. Questa ulteriore cassa non è conseguente all’aspetto produttivo, che non è variato negli anni, ma è una reazione alla sentenza del tribunale e all’annuncio da parte del Ministero alla riapertura dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

“Quanto avviene – dichiara il coordinatore provinciale dell’USB, Francesco Rizzo” – è un “regolamento dei conti” ed ArcelorMittal sta mostrando i muscoli nei confronti del sindacato che lo ha portato in Tribunale,  nei confronti del Governo e di una comunità intera e quindi fa passare un solo messaggio: “qui si fa come dico io”. A questo punto ci appelliamo al Governo che dovrebbe richiamare ArcelorMittal, che ricordiamo è gestore in affitto e non è il proprietario, che si è palesemente reso inaffidabile nella gestione dello stabilimento o, addirittura, annullare e revocare l’accordo e il conseguente contratto di affitto acquisendo lo stabilimento al fine di ripristinare il diritto alla salute e al lavoro”.

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