Aggiornamento. Il corteo ha raggiunto i cancelli della Klever. Guarda il VIDEO
Il 29 maggio scorso Giuliano Granato, attivista di Potere al Popolo e rappresentante sindacale Usb è stato licenziato con una scusa qualsiasi (“calo di fatturato”) dalla Klever.
Per oggi nelle strade della zona industriale di Arzano, dove si trova la fabbrica di Giuliano, è stato convocato un corteo popolare contro il licenziamento e contro i licenziamenti. L’appuntamento è alle ore 9.30 in piazza Cimmino.
In un comunicato Potere al Popolo scrive:
Un licenziamento improvviso, un fulmine a ciel sereno, “casualmente” accaduto pochi mesi dopo che l’azienda ha rifiutato di riconoscerlo come rappresentante sindacale dell’USB, sindacato di base. E tutto a pochi passi da qui, in una delle strade della zona industriale di Arzano. Solo pochi anni fa c’erano tante realtà industriali; oggi molti capannoni sono vuoti, le imprese hanno chiuso o hanno delocalizzato. Tante ragazze e tanti ragazzi sono stati sbattuti fuori, usati finché qualcuno ne ha avuto bisogno e poi gettati via, come uno straccio.
Giuliano è stato licenziato perché è uno che non abbassa la testa. Pensa, ha addirittura avuto l’ardire di iscriversi a un sindacato! È un ragazzo che pensa che sul lavoro esistono i diritti, che se a fine mese hai uno stipendio non è perché l’imprenditore è buono e ti sta facendo un regalo, che la salute va tutelata – anche se costa! – perché è quanto di più prezioso abbiamo. Che un imprenditore del XXI secolo non può pensare che ogni suo desiderio sia un ordine, che il lavoratore debba solo chinare il capo e recitare il “signorsì signore”. Giuliano partecipa da sempre ai movimenti che dal basso difendono i lavoratori, è un attivista della Camera Popolare del Lavoro all’Ex Opg, coordinatore nazionale di Potere al Popolo!.
Quante e quanti di noi si sono trovati in situazioni in cui sono stati costretti a ingoiare il rospo? Perché la paura è tanta, a volte ti paralizza. Perché ci sono i figli da sfamare, magari un mutuo da pagare e le bollette, ecc.. È su questa paura che contano gli imprenditori, così da spingerti ad accettare tutto, per “salvare” il posto di lavoro. E però quanti conosciamo che, malgrado abbiano accettato tutti i sacrifici possibili, alla fine il lavoro l’hanno perso lo stesso? In ognuna delle nostre famiglie c’è una storia del genere. Se non di più.
Purtroppo le leggi che i governi approvano anno dopo anno non vanno nella direzione di tutelare maggiormente la parte “debole”, i lavoratori. Anzi, si muovono in quella opposta. Basti pensare all’abolizione dell’articolo 18, che difendeva il lavoratore contro l’arbitrio dell’imprenditore. O la farsa della lotta contro il lavoro nero. Quanti di noi lavorano senza un contratto o con contratti falsi? A quanti di noi viene ripetuta la promessa che più in là, “tra qualche mese”, un contratto arriverà? Ma poi non arriva mai…
Sappiamo quello che stai pensando: che se uno si fa i fatti suoi, se non “rompe”, se sta buono, alla fine lo lasceranno stare. Che il licenziamento toccherà a qualcun altro. Sembra una logica di buon senso. Ma è la realtà a dirci che non funziona così. Stare zitti e buoni non è garanzia di nulla. Perché se possono disporre di te come una pedina, lo faranno. Se gli servi bene, altrimenti lì sta la porta. E devi pure ringraziarli perché ti hanno fatto mangiare per qualche mese, per qualche anno!
Reagire non è solo questione di dignità. È questione di intelligenza. Se ci muoviamo da soli siamo deboli. Nell’uno contro uno saremo sempre perdenti. Noi povera gente, noi che lottiamo ogni giorno per mettere il piatto a tavola abbiamo solo una possibilità: metterci insieme agli altri come noi, sul posto di lavoro e nella società. Aiutarci l’un l’altro, soprattutto nel momento del bisogno.
Per questo oggi siamo qui accanto a Giuliano. Perché è uno di noi, un nostro fratello, un nostro figlio.
Se toccano uno, toccano tutti!
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