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L’Italia pronta a piegarsi ad ArcelorMittal, impediamolo! Il 29 novembre sciopero generale

Lucia Morselli, amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia, ha comunicato alla RSU dello stabilimento tarantino ex Ilva lo stop momentaneo alle operazioni di progressiva conduzione degli impianti al minimo tecnico precedentemente avviato (non del loro spegnimento, inventato ad arte per drammatizzare la situazione).

Il tribunale di Milano ha fissato la prima udienza al 27 novembre in merito al recesso di ArcelorMittal dai suoi impegni.Venerdi 22 il presidente Conte vedrà il magnate indiano dell’acciaio. Tutto fa pensare ad un possibile ripensamento di Mittal e a un avvio della trattativa per mantenere la multinazionale in Italia a costi economici, sociali, umani e politici senza precedenti nella storia industriale di questo paese.

Tre le richieste di ArcelorMittal:

– Scudo penale, ovvero l’immunità per reati formalmente connessi alle opere per l’ambientalizzazione dello stabilimento ma in realtà per garantire la  produzione;

– 6700 esuberi aggiuntivi (5000 dipendenti ArcelorMittal piu 1700 in cassa integrazione all’amministrazione straordinaria) in un gruppo che è passato da 14.300 dipendenti nel 2017 agli attuali 10.600;

– riduzione del canone di affitto del gruppo;

– intervento della Cassa Depositi e Prestiti nella società franco-indiana. Ovvero capitali pubblici, senza alcun peso decisionale, a sostegno della compagine privata.

Tutti i fautori di ArcelorMittal a ogni costo, da CGIL CISL UIL a gran parte della politica, devono sapere che la semplice richiesta di trattare su queste irricevibili pretese avvia la resa di un intero paese ad un’impresa privata.

Senza peraltro avere alcuna seria garanzia che un eventuale nuovo accordo che riscriva in peggio le condizioni del 2018 non possa essere nuovamente disdettato nei prossimi anni.

D’altronde quando un imprenditore trova un paese ai suoi piedi perché non dovrebbe chiedere sempre di più?

Si prefigura quindi lo scenario peggiore tra quelli possibili.

A Taranto resterebbero i veleni che allegramente padron Mittal potrebbe impunito continuare a spargere, nuova disoccupazione, il tutto con finanziamento pubblico alle casse della multinazionale.

Il delitto perfetto, direttamente sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini di Taranto.

Impediamo che ciò accada. Costruiamo una grande mobilitazione verso e con lo sciopero generale del 29 e la manifestazione nazionale a Taranto.

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