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Piaggio. Le operaie sul tetto lunedi al Ministero del Lavoro. Alta adesione allo sciopero di solidarietà

Uno sciopero di solidarietà tra operai di questi tempi non è una notizia tanto comune, eppure è accaduto a Pontedera dove non si ferma la lotta delle operaie precarie della Piaggio licenziate dall’azienda dopo 10 anni di lavoro alla catena di montaggio come interinali. La scorsa settimana hanno occupato il tetto del palazzo blu della Asl, intenzionate a non scendere fin quando non avranno garanzie sul riottenimento del lavoro da parte di un’azienda che dichiara utili per 49 milioni. Ieri alla protesta si sono uniti i lavoratori e le lavoratrici delle aziende di tutta la zona industriale di Pontedera, che dalle 9 hanno aderito allo sciopero di solidarietà proclamato da USB e hanno raggiunto le precarie sul tetto. Con loro anche Giorgio Cremaschi portavoce nazionale di Potere al Popolo.

Le operaie e USB hanno inviato una mail al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, chiedendo l’attivazione di un tavolo cui sia presente anche Piaggio, che continua a trincerarsi dietro il decreto dignità come motivazione per il licenziamento.

Dopo lo sciopero in solidarietà con le lavoratrici Piaggio licenziate e grazie all’interessamento della consigliera regionale Irene Galletti, è arrivata per le precarie licenziate la convocazione presso il Ministero del Lavoro, da una settimana in lotta sul tetto del Palazzo Blu di viale Africa.
Lunedì 24 alle ore 15 una delegazione di lavoratrici licenziate saranno a Roma, insieme a USB, e si recheranno al ministero per esporre le ragioni della protesta e chiedere un intervento del governo.
Sull’altro fronte aperto cioè quello in Regione, a breve dovrebbe arrivare la convocazione di un tavolo specifico. Anche il consigliere regionale Fattori ha predisposto una mozione specifica in tal senso.
Al di là dell’aspetto istituzionale, assolutamente importante, la USB ringrazia tutti gli operai e le operaie che ieri hanno deciso di scioperare “perdendo” due ore del proprio salario per stare accanto alle colleghe licenziate dopo dodici anni da un’azienda che macina utili ma si trincera dietro il decreto dignità.

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