Per un servizio pubblico che tuteli la salute di lavoratori e cittadini
L’Assemblea nazionale settore TPL dell’Unione Sindacale di Base proclama uno sciopero nazionale di 4 ore per mercoledì 25 novembre 2020, rivendicando un trasporto pubblico sicuro e dignitoso, che risponda alle reali esigenze dei territori in un contesto di lavoro sano e rispettoso tanto degli operatori quanto dei cittadini, soprattutto durante una epidemia come quella che stiamo vivendo.
USB è costretta a proclamare il nuovo sciopero dall’inerzia del governo, delle amministrazioni locali e delle aziende, pubbliche e private. Si fa finta che il trasporto pubblico non rappresenti un problema per il diffondersi del Covid-19: si chiudono scuole e attività di ogni tipo e settore, ma nel trasporto locale si dà per scontato che in un metro quadro possano stare fino a cinque persone senza problemi per la salute pubblica.
La prima ondata di Covid-19 è stata devastante, la seconda rischia di esserlo ancora di più, grazie alla politica dello struzzo della ministra De Micheli, che si fa forte di fantomatici “studi scientifici di carattere internazionale”, e a quella più in generale di governo e amministrazioni locali, che hanno la sola priorità di proteggere i guadagni delle aziende, sacrificando così la salute e la sicurezza di cittadini e lavoratori. Si è arrivati al paradosso di cercare di ridurre i flussi di viaggiatori tagliando al tempo stesso i mezzi in servizio: il famoso cane che si morde la famosa coda.
Servono interventi strutturali e definitivi che diano dignità alla qualità dei servizi; una dignità che è andata sgretolandosi negli ultimi 20 anni, caratterizzati da privatizzazioni selvagge.
USB denuncia:
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provvedimenti di prevenzione tardivi e inadeguati, a fronte della nuova e attesa diffusione pandemica, in particolare nei servizi scolastici e nelle attività lavorative/produttive;
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scarsa propensione a investire realmente nella prevenzione del rischio di contagio;
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vergognoso ritardo nella corresponsione delle somme dovute alla cassa integrazione in riferimento al lockdown febbraio/marzo 2020;
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emanazione di un “quadro normativo” (decreti, protocolli di intesa ecc) che definisce misure di prevenzione insufficienti e, spesso, poco chiare rispetto agli obblighi dei datori di lavoro;
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assenza di un sistema di controllo efficace sull’attuazione degli obblighi di legge da parte delle aziende;
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assenza delle deroghe normative necessarie alla distrazione di utilizzo dei veicoli M2 –M3 Classe 2 e 3 ai sensi dei DD.MM. 18 aprile 1977, 14 novembre 1997, 20 giugno 2003 e loro modificazioni ed integrazioni; nonché alla possibilità di riempimento all’80% dei veicoli M 2 –M3 Classe 2 per tutta la lunghezza della linea e non sulla specifica tratta;
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assenza di misure a sostegno dei lavoratori del TPL varate dal Governo; che si è mosso unicamente in favore delle aziende esercenti il servizio pubblico locale prevedendo sia il finanziamento al 100% dei corrispettivi (art. 92 c. 4-bis DL Cura Italia), sia un fondo di 600 milioni per il risarcimento dei mancati introiti (art. 200 DL Rilancio) e ulteriori 300 milioni per il rafforzamento del servizio con acquisto e/o noleggio mezzi; misure completamente disattese che hanno solo sottratto risorse per la garanzia dei livelli occupazionali e salariali agli addetti del settore;
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assenza di una politica atta alla ripubblicizzazione dei servizi essenziali: mai come in questa drammatica fase di pandemia si è evidenziato l’importanza che i servizi pubblici essenziali tornino ad essere gestiti in modo diretto dall’ente pubblico e non da aziende che mirano a pubblicizzare le perdite e privatizzare i profitti;
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assenza di un piano nazionale della mobilità;
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assenza di interventi strutturali che sappiano rispondere alle reali esigenze dei territori nella quantità, qualità e sicurezza del servizio.
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